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Dott.ssa Maria Grazia Maldarizzi

Dott.ssa Maria Grazia Maldarizzi

DSA (Disturbi specifici dell’apprendimento) ed emozioni

INDICE CONTENUTI

 I dsa sono disturbi dell’apprendimento che coinvolgono uno specifico dominio di abilità, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. 

1. Che cosa vuol dire DSA? 

Si intendono quelle condizioni in cui l’individuo non apprende in maniera adeguata alla propria età.

Essi infatti interessano le competenze strumentali degli apprendimenti scolastici. Sul piano legislativo la legge 170/2010 ha riconosciuto la:

  • Dislessia, cioè disturbo nella lettura (intesa come abilità di codifica del testo)
  • Disortografia, cioè disturbo nella scrittura (intesa come abilità di codifica fonografica e competenza ortografica)
  • Disgrafia, cioè disturbo nella grafia (intesa come abilità grafo-motoria)
  • Discalculia, cioè disturbo nelle abilità di numero e calcolo (intese come capacità di comprendere e operare con i numeri).

La legge concentra l’attenzione su interventi didattici personalizzati e su strumenti compensativi, su misure dispensative e adeguate forme di verifica e valutazione.

2. Come si diagnostica?

I fattori ambientali – rappresentati dalla scuola, dall’ambiente familiare e dal contesto sociale – si intrecciano con quelli neurobiologici e contribuiscono a determinare il fenotipo del disturbo e un maggiore o minore disadattamento.

Per capire meglio, proviamo a pensare ad un bambino in età scolare che trascorre buona parte della giornata a scuola e una buona parte del tempo rimanente a casa per svolgere i compiti scolastici.

Se il disturbo non è stato in precedenza adeguatamente diagnosticato, riconosciuto e dunque compensato, ci sono molte probabilità che il bimbo si trovi in una condizione di disagio, indotta dalla frustrazione dovuta sia alla difficoltà di esecuzione di tali compiti, sia dai continui fallimenti e, nei peggiori dei casi, dai rimproveri.

Inoltre, accade molto spesso che il bambino tende a proteggersi evitando le situazioni che richiedono una prestazione scolastica più impegnativa.

3.  Le sensazioni di essere DSA

Studi recenti in diversi campi della psicologia e della neurobiologia evidenziano la stretta integrazione che esiste tra processi cognitivi e sistemi motivazionali ed emotivi, come questi interagiscono sull’apprendimento.

La percezione di essere riusciti a superare un compito porta come conseguenza al desiderio di proseguire nell’impegno, mentre la continua frustrazione determina la rinuncia ad accettare la sfida cognitiva.

Lo studente che vive continuamente situazioni di frustrazioni nello studio presenta scarsa autostima e precario senso di autoefficacia scolastica; in altre parole non attribuisce valore a se stesso come studente.

La sua identità è continuamente minacciata e, percependosi come “incapace”, immagina di essere considerato anche dagli insegnanti, dai familiari e dai compagni in modo altrettanto negativo.

4. Le emozioni relative

Le emozioni che le persone vivono nel momento in cui apprendono qualcosa, soprattutto quando questa esperienza è ripetuta nel tempo, vengono associate a quel contenuto. 

Pertanto, quando un determinato contenuto viene riportato alla memoria, il ricordo porta con sé anche le emozioni e gli stati d’animo vissuti in quel momento, riattivando un circolo negativo e inibendo il ricordo delle informazioni e la prestazione.

Per favorire una buona relazione tra Dsa ed emozioni è importante tutelare i bambini e i ragazzi nel processo di apprendimento.

L’alunno con Dsa non ha un aiuto in più ma ha gli strumenti che gli occorrono per imparare come gli altri.

Per comunicarlo in modo appropriato si devono usare parole semplici che siano in grado di far loro capire che le difficoltà possono essere superate con un metodo di studio differente da quello dei compagni e con strumenti differenti.

5. Come creare un clima di fiducia 

E’ molto importante prestare attenzione alla componente emotiva degli alunni con Dsa, perché il rischio è quello di creare un circolo deleterio per il bambino.

Creare un clima di fiducia e di dialogo tra il bimbo, la famiglia, la scuola e i professionisti è sicuramente alla base per lo sviluppo di una buona autostima nel bambino e di fiducia nelle sue capacità, che si porterà dietro anche quando sarà grande.

In riferimento alla famiglia le reazioni dei genitori possono essere molteplici.

Alcuni vivono la difficoltà del proprio figlio come una sconfitta personale e una delusione delle loro aspettative e, anziché sdrammatizzare e cercare di mantenere invariato il rapporto di amore e di serenità col bambino, tendono a scaricare su di lui le colpe e le insoddisfazioni.

Altri invece riescono a fornire un sostegno adeguato.

E’ bene sapere che il bimbo ha bisogno di essere accolto, sostenuto e soprattutto incoraggiato nell’affrontare il suo disagio.

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Articolo realizzato da:
Dott.ssa Maria Grazia Maldarizzi
Pedagogista e docente
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