sport nella crescita
Aurel Garonfalo

Aurel Garonfalo

L’importanza dello sport nella crescita dei ragazzi e delle ragazze e la sua importanza nello studio [2023]

INDICE CONTENUTI

1. L’importanza dello sport nella crescita dei ragazzi e delle ragazze: introduzione

Mens sana in corpore sano, dicevano i latini o, per meglio dire, Giovenale. Tuttavia, quel messaggio satirico del poeta e retore romano è rimasto attualità pura lungo il fluire dei secoli. Lui si scagliava contro la vanità dei soldi e della fama, sposando la teoria dell’unico valore reale della vita, ovverosia avere in uno stato salubre sia la mente che il corpo.

Oggigiorno, lo stesso Giovenale scorgerebbe vanità varie, specie nel mondo degli adolescenti: l’uso ossessivo dei telefonini, dei “social media“, a discapito di attività cruciali per il corretto sviluppo psicofisico quali lo sport, sta ossessionando intere generazioni. I dati sono agli occhi di tutti, ma cosa facciamo noi adulti per arrestare questa deriva insalubre?

2. Sport nella crescita: la correlazione tra le capacità motorie e quelle attentive

Eppure, vari studi hanno fornito dimostrazione che vi sia una stretta correlazione tra le capacità motorie e le capacità attentive/mnemoniche di una persona, o ancora che studenti che sono fisicamente attivi presentano maggiore attenzione durante le lezioni rispetto a studenti sedentari. Quindi, allenare il corpo allena la mente, ma è vero anche il contrario: se dal punto di vista psicologico sei solido, ottieni risultati insperati. E lo sport è costellato di “imprese” costruite centimetro dopo centimetro, goccia di sudore dopo goccia di sudore, con la resilienza, con i denti, con la testa.

La testa di individui fisicamente attivi: quelli che le statistiche citano nei primi posti delle votazioni scolastiche e che, crescendo ed approdando nel nostro mondo degli adulti, hanno la capacità di sopportare sconfitte anche in virtù degli alti livelli di autostima acquisiti per merito dello sport e dei più bassi livelli di ansia che le stesse attività fisiche sanno produrre. E quindi, perché non spronarli a questo benessere sportivo a 360 gradi?

Per il cuore è risaputo e “pubblicizzato”, ma per la mente molto ancora si può. #YesWeCan.

3. La testimonianza di una ragazza sull’importanza dello sport nella crescita

Di seguito vi scrivo una testimonianza di una ragazza che seguo da un po’ di tempo, ma che per privacy non citerò, che durante uno dei miei incontri ha voluto condividere con me il suo pensiero sull’argomento.

Lei mi dice e scrive:

In 19 anni di sport, solo 10 si sono intrecciati con lo studio, stessi anni in cui passavo dal corso di nuoto classico a pre-agonistico, poi agonistico, ed infine uno sport che ho abbracciato dopo l’abbandono forzato del nuoto. Dalla tenera età di 11 anni ho dovuto iniziare seriamente a creare tabelle di marcia o comunque organizzarmi per dare il 100% in tutte le cose che facessi, ma con l’unica pecca di volermi impegnare al massimo in tutto ciò che facevo e che quindi inizi a perdere parte della tua vita sociale. Ma seppur l’impegno in entrambe le cose è massimale, questo impegno massimale però non porta a non avere più amici o che si perdono amicizie, perché le vere amicizie non guardano il numero di volte che si esce insieme, ma il legame che si è costruito nel tempo.

La mia esperienza con questo rapporto tra studio e sport l’ho vissuto bene, perché ho continuato a fare ed essere la persona allegra, volenterosa di dimostrare ciò che potevo dare, e soprattutto grazie alla mia famiglia che mi ha sempre accompagnata e aiutata nelle difficoltà sia sportive che scolastiche. Ad oggi posso essere fiera di essere riuscita a dimostrare che si possono avere risultati molto alti nello studio, anche se lo sport ti occupa 5 giorni a settimana di allenamenti e circa 1 giorno di gara. Però devo ammettere che ho visto molte persone abbandonare una delle due per andare meglio nell’altra, e questo mi fa pensare alla fortuna che ho avuto ad avere sempre qualcuno dietro che mi spronasse a continuare ciò che facevo.”

4. Genitori: siate complici dei vostri figli

Quindi ad oggi posso dire che i genitori devono essere complici e spalle su cui i ragazzi si possano appoggiare e di cui fidarsi, senza avere paura di non essere abbastanza per uno o entrambi i genitori. Sottolineo questo perché oggi sento e vedo sempre meno genitori spronare i propri figli a fare sport, ma anzi, una delle prime cose che viene levata se si va male in ambito scolastico è lo sport, perché si pensa che levi tempo e concentrazione allo studio.

Ecco che la ragazza mi dice: “a gran voce voglio chiedere aiutate, state vicini ai vostri figli, cercate di capire quale sport gli piaccia praticare, come stanno quando fanno sport e soprattutto, se ci dovessero essere problemi scolastici, non levategli lo sport che praticano o che gli piacerebbe praticare, perché se si hanno fatto amicizie, queste possono essere di sprono a migliorarsi in tutto (concentrazione, gestione dello stress, gestione dell’ansia, gestione della rabbia, etc). Essendo DSA, ho sempre dovuto mostrarmi, e forse questa è stata la mia arma vincente. Sono stata presa in giro per questo piccolo handicap/problemino, ma oggi, le stesse persone che mi prendevano in giro, sapendo ciò che ho fatto per arrivare ad essere chi sono, mi fanno i complimenti. E adesso, che sono più grande, capisco che questo mio punto debole è diventato un punto di forza nella vita.

5. Sport nella crescita: conclusioni

Ritornando al mio rapporto con lo sport, sono convinta che tutti i preadolescenti e adolescenti, se ci tengono ad avere un buon rapporto studio-sport, devono essere aiutati dalla famiglia. E non intendo che i genitori devono obbligare o devono pressare il ragazzo, ma devono limitarsi ad ascoltarlo per comprendere l’esigenza di quel momento, facendogli capire che il ragazzo non deve avere paura di sbagliare e deludere i genitori, perché il primo passo per migliorare ed imparare cose nuove è sbagliare.

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Articolo realizzato da:
Aurel Garonfalo
Consulente in ambito educativo, sportivo e benessere
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