figlio difficile
Dott.ssa Cinzia Trigiani

Dott.ssa Cinzia Trigiani

Figlio difficile? Ecco 7 cose che forse non sai

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Il figlio difficile… ti mette alla prova?

L’inconfessabile verità a cui si riesce a dare voce solo quando si è arrabbiati o veramente messi alla prova. Te la spiego in 7 punti!

Indice

1. Chi è il figlio difficile?

Il figlio difficile lo riconosci subito dalla faccia del genitore.

Come genitore quando poggi lo sguardo sul figlio difficile hai spesso i tratti severi e i sensi in guardia, come se dopo tutte le cose che ha combinato sai già che ne farà un’altra! Il genitore del figlio difficile non può mai riposare. È continuamente preoccupato, in ansia. Spesso non sa come orientarsi, le prova veramente tutte ma i risultati positivi, quelli efficaci, sembrano proprio non arrivare.

Il figlio difficile è, spesso, vissuto molto male dai genitori che possono sentirsi inadeguati, sconfitti. Magari si confrontano con altri genitori e si domandano perché, perché proprio a loro… cosa hanno sbagliato?

I genitori tendono ad accentrare il focus della famiglia su quel figlio da “risistemare, raddrizzare, rieducare, calmare, spronare, ecc”. Spesso sono sopraffatti dall’angoscia, si sentono responsabili ed allo stesso tempo impotenticome possono fare??

Il viso che, come genitore, porgi al figlio difficile parla da solo. Nonostante la tua volontà di nascondere, il viso non tradisce la tua disapprovazione, lo stupore, la delusione, la non comprensione verso quell’essere che sembra non ti somigli affatto, che porta alla luce il tuo senso di inadeguatezza come genitore!

Eppure, ti sei impegnato tanto, hai cercato di essere un buon genitore, ma niente, sembra:

  • ingrato 
  • non comprendere il tuo sforzo 
  • fa le cose a posta per farti arrabbiare 
  • i rimproveri, i richiami e qualche scappellotto dato e seguito da sensi di colpa indicibili, sono impermeabili per lui 
  • fai di tutto perché gli vuoi bene e gli vuoi insegnare l’educazione, il come si sta al mondo, ma lui proprio non ne vuole sapere.

2. Il figlio difficile sembra nato apposta per darti del filo da torcere

I genitori che incontro spesso mi dicono: “Si capiva già dalla culla quando faceva i capricci e voleva stare in braccio o quando si arrabbiava e diventava bordeaux se non lo accontentavi…” oppure, “Se lo vede in faccia, ha un’aria sfidante, strafottente, mi viene voglia di prenderlo a schiaffi”, “Sono disperato, nulla funziona, mi ride in faccia oppure mi chiude la porta e continua a fare quello che dice lui”.

Ancora: “il mio pensiero è fisso su di lui, mi dimentico anche dei fratellini che hanno bisogno di attenzione e questo per corrergli dietro. E da pure un cattivo esempio!”, “si chiude nella stanza con le cuffie ed il cellulare e sta lì per ore, non esce non fa nulla, è bianco come il muro e sta lì inerme” o ancora “a lei posso dirlo, mio figlio è proprio antipatico non lo sop-por-to!”.

Il figlio difficile è quello che “pianta grane”, che non ti accontenta mai, ti contraddice, si oppone, si presenta al mondo come una persona che ti appare estranea, sembra non sia figlio tuo. Assume atteggiamenti oppositori proprio quando è meno opportuno

È quello che ti fa richiamare da scuola per un comportamento non idoneo, ti fa ricevere le note sul registro; è probabilmente quello che non viene invitato alle feste dai compagni… oppure si perché “fa il pagliaccio, ma sa fare solo quello e non pensa a studiare”.

È quello che, come genitore, riconosci intelligente ma non sai cosa gli passa per la testa! Con gli amici è tutt’uno, oppure non ne ha, ciò che è sicuro è che in casa non parla, tiene il muso o risponde male.

Alcuni genitori mi hanno confessato di usare spesso le mani con il figlio difficile, ma che i risultati non cambiano. Ne sono convinta!!! Non è affatto utile a nessuno. Lo sconsiglio vivamente. Bisogna fare altro!

Insomma, il figlio difficile ha una forza oppositiva che aggancia il genitore in un volteggio di incomprensioni, rimproveri, bracci di ferro a perdere

“Si, perché il genitore contro il figlio oppositivo perde sempre!”

3. Di chi è la colpa se il figlio è difficile?

Spesso i genitori cercano un colpevole, qualcuno da responsabilizzare, e quando non condannano se stessi fino alla disperazione, tentano di alzare lo sguardo per distoglierlo da se stessi perché fa troppo male e…

Guardandosi intorno non riescono a vedere granché, fanno delle ipotesi:

  • forse perché lo abbiamo portato al nido troppo presto
  • forse perché dopo il parto sono andata in depressione
  • forse perché i nonni lo hanno viziato troppo
  • forse perché non gliene ho cantate quattro quando era il tempo giusto
  • forse perché il mio partner è troppo remissivo/a, ininfluente
  • forse perché da solo non ce la faccio
  • forse perché mio figlio ha un caratteraccio e basta
  • continua tu…

Un volteggio di pensieri agitati che affollano la mente senza giungere ad una risposta che plachi la preoccupazione genitoriale.

4. Qual è la preoccupazione del genitore del figlio difficile?

Le preoccupazioni sono tante, tante quanti sono i genitori e forse anche di più!

Provo ad individuarne qualcuna.

  • Certamente una preoccupazione è che il figlio difficile attuando comportamenti, secondo il genitore e la scuola, deprecabili verrà visto male, sarà guardato con sospetto, verrà considerato maleducato ed anche tu ti sentirai, come genitore, autore di quel figlio “maleducato” che risponde ai professori e molla “scoppoloni “sulla nuca dei compagni.
  • Un’altra preoccupazione è di essere richiamato!
    Il genitore “richiamato” dalla scuola, al parco giochi, alle feste di compleanno seppure venga messo al corrente nel migliore dei modi, (e non sempre accade…) prova l’emozione della vergogna. 
  • La frustrazione di sentirsi giudicato “per e come” suo figlio… può provare l’ingiusta sensazione di essere valutato come un genitore incapace di “far rigare dritto il proprio figlio”.
    A questi stimoli come genitore puoi rispondere in modo remissivo oppure in modo diplomatico cercando di comprendere e fare “ponte”, oppure ancora in modo aggressivo perorando la causa della scuola inadeguata, accusando l’altro genitore e mille altre risposte.
  • Un’altra preoccupazione è che se il figlio difficile si allontana da te, dai tuoi modi, dai tuoi valori, dalla tua educazione, va su un territorio da te sconosciuto che non sai se sai gestire.
    Magari è il mondo del mestiere che speravi non facesse, dei tatuaggi, del rock per fare la star, delle cause politiche, della fluidità sessuale.

5. La radice delle preoccupazioni? La separazione dal figlio, la paura di perderlo

Man mano che i figli crescono si attiva un processo fatto di “sane separazioni dolorose”.

  • Dalla pancia al mondo esterno
  • dal seno al biberon
  • dal grembo al seggiolone
  • dal biberon al cucchiaino
  • dal passeggino al gattonare e camminare
  • dallo stare a casa al suo ingresso all’asilo
  • dalle guanciotte e le “lallazioni” alle parole che iniziano ad esprimere concetti, che forse ci fanno sorridere, ma quando crescono di meno…
  • l’emancipazione con la scuola primaria
  • lo “spogliarsi dal grembiulino blu” che lo fa bambino, per fare spazio al ragazzetto col suo outfit
  • Le prime uscite da solo
  • I primi innamoramenti che gli insegnano un amore diverso da quello che prova per te

Ma, ti immagini se questi passaggi non avvenissero? Si fermerebbe il processo di crescita evolutiva!!!

Tutto ciò avviene con l’aspettativa, da parte dei genitori, della naturalezza, invece no.

È una separazione continua che viene, consapevolmente o inconsapevolmente, vissuta con dolore sia dal genitore che dal bambino/ragazzo. Tutti e due si separano e lasciano qualcosa che mancherà all’uno ed all’altro…

Il mondo va in avanti e tutti i genitori arrivano ad un punto nel quale devono lasciar andare qualcosa e far entrare qualcos’altro

Ipotizzando che tu sia il genitore di un bambino o di un adolescente possiamo certamente dire che appartieni alla generazione X o a quella Y (Millenial).

Quest’ultima, anche se meno della precedente, resta anch’essa figlia di  generazioni legate ad archetipi culturali che introiettati da piccoli, spesso, si riattivano in età matura o quando si ha un figlio.

Quante volte ti sei trovato nelle condizioni di dare ragione ai tuoi genitori? “Quando ero ragazzo mia madre mi faceva trottare”, “Alla tua età mio padre non avrebbe tollerato i tuoi modi”.

Oppure quante volte ti sei detto che tu, come figlio, non eri così ma eri ubbidiente, che hai fatto tutto secondo le regole.

Le regole cambiano di generazione in generazione e cambiano attraverso lo scontro, l’imposizione, la frattura e la ricongiunzione.

Se così non fosse laveremmo ancora i panni sulla riva del fiume usando la cenere e ci sposteremmo a cavallo di muli che trasportano carretti…

Forse saremmo migliori e forse la terra ed il suo clima starebbero meglio, ma la storia si scrive a posteriori!

6. “Terra chiama Marte”. Come puoi ri-connetterti con il tuo figlio difficile?

Parto col dire che i figli non nascono vuoti, hanno già una loro quota di temperamento. Tuttavia noi abbiamo anche molta influenza, soprattutto nei primissimi anni di vita.

La relazione che si instaura con il proprio figlio gli darà la misura di come leggere il mondo, almeno fino all’adolescenza quando, con l’arrivo della pubertà, la spinta all’autonomia ed all’affermazione di se stessi, sarà più forte e più ribelle alle regole.

La natura del bambino che sia determinata, dolce, sensibile oppure oppositiva, la si può riscontrare presto. La natura del figlio è un modo di essere che nasce, osserva il mondo, verifica e prova a rilanciare ripetendo o promuovendo qualcosa di nuovo.

Cosa si può fare? Rispettare la natura del figlio ed imparare ad empatizzare con lui, ma in che modo?

Nei miei corsi racconto sempre di mia figlia Isotta, di quando aveva un anno ed aveva la passione per gli elettrodomestici. Ovunque andassimo fiutava tutto ciò che era elettronico. Le dovevamo stare dietro. Una sera tentò di far partire la lavastoviglie di casa. Ero a due metri da lei e la richiamai in modo deciso dicendole di non toccare.

Lei rimase immobile per qualche secondo e poi, guardandomi negli occhi ha cominciato ad allungare la manina facendo finta di toccare i tasti con il ditino.

Lei non toccava, faceva finta!

Rimasi colpita, le dicevo “no! non si tocca!” e lei ripeteva il gesto. La cosa mi fece molto arrabbiare, sentivo la sfida…75 cm di sfida con quegli occhietti da gatta.

Ad un certo punto mi si è aperta nella mente una nuova possibile connessione…Il fatto che fosse lì immobile forse voleva dire che era bloccata?

Le ho chiesto di venire da me e lei niente, stava lì e mi sfidava col dito facendomi credere che avrebbe toccato i tasti.

Mi sono abbassata al suo livello e le ho detto dolcemente “Vuoi che la mamma ti venga a prendere?” e lei si sciolse mettendo il muso all’ingiù e con i lacrimoni agli occhi si fece prendere in braccio…

“Una bimba forte, tenace e testarda era rimasta bloccata nella sua stessa determinazione, o meglio fra la sua determinazione per riconoscere sé stessa e me che la rimproveravo”.

Quando il ragazzo è difficile, intanto si può chiedere aiuto ad una figura professionale socio educativa e successivamente, nel caso ci sia un problema persistente e pensiate vada oltre la misura accettabile, potete pensare di rivolgersi ad uno psicologo e psicoterapeuta e perché no, anche ad un neurologo!!

Saltando le barriere corte dei pregiudizi e tentando di recuperare la relazione con ogni “carta” possibile e soprattutto bisogna farlo quando il figlio difficile è giovane in modo che gli abbinamenti relazionali disfunzionali non si cronicizzino.

7. Chi può aiutare chi?

Certamente solo il genitore può aiutare il figlio mettendo in discussione non solo il figlio e tutto il sistema, ma anche se stesso. È il genitore ad essere chiamato a fare un passo evolutivo, ad informarsi su come comportarsi in questi casi e a fare un lavoro a favore della relazione che potrà quasi certamente prendere una “brutta piega”.

Porta fatica? Si, immensa!

Ma anche non lavorando su sé stessi e cercando le soluzioni attraverso le colpe porta fatica ed in più, con ogni probabilità, non si vedrebbero i risultati, allora tanto vale orientare bene quel po’ di energia che rimane dalla fatica che si fa con i figli e soprattutto con il figlio difficile.

Certamente non possiamo aspettarci che sia il figlio ad assumersi la responsabilità di quella relazione. In molti pensano di portare i propri figli in terapia, ma non c’è lavoro migliore di quello che parte dal cuore della famiglia: i genitori.

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Articolo realizzato da:
Dott.ssa Cinzia Trigiani
Consulente della relazione di coppia e della famiglia
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