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Dott.ssa Stefania Ravasi

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Lo scaffolding come strategia di apprendimento: 4 consigli

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Cos’è lo scaffolding? Come apprendono i bambini? La presenza dei genitori è fondamentale: scopriamo insieme come offrendo aiuto, laddove necessario, possiamo mettere a disposizione dei figli “un’impalcatura” sulla quale potersi arrampicare, per andare sempre più in alto e imparare qualcosa di nuovo.

1. Scaffolding e apprendimento: come apprendono i bambini?

Come apprendono i bambini? In che modo arrivano a comprendere il mondo che li circonda?

Lo sviluppo cognitivo dei bambini è un processo già attivo pochi giorni dopo la nascita, lungo e discontinuo in quanto col crescere dell’età nella loro struttura cerebrale si verificano delle modificazioni così rilevanti da contrassegnare dei veri e propri stadi di sviluppo, ciascuno dei quali prevede l’acquisizione di particolari conoscenze e abilità e dunque qualitativamente differenti l’uno dall’altro, e in cui il passaggio da uno stadio all’altro è graduale.

Già da neonati, i bambini sono in grado di fare molte cose e di apprenderne altrettante: pensiamo a quanto dopo soli pochi giorni dalla nascita, siano in grado di muovere la testa e le labbra per cercare il seno materno o il biberon, mentre prima erano in grado succhiare solo quando gli veniva offerto direttamente in bocca. Quindi, i bambini sono naturalmente predisposti a imparare ed evolvere, ma cosa fa davvero la differenza in questo processo così lungo e complesso?

La presenza dei genitori è fondamentale, ed è proprio quello che oggi intendiamo quando parliamo di scaffolding.

2. Scaffolding: definizione

Scaffolding è una parola inglese che, tradotta letteralmente, significa “ponteggio” o “impalcatura“, e che è stata utilizzata per indicare genericamente una strategia di apprendimento che parte da una persona più esperta e raggiunge una meno esperta, e che è stata estesa alla coppia genitore/figlio per indicare l’impalcatura appunto che viene messa a disposizione del primo per aiutare il secondo nel suo processo di apprendimento affinché possa arrampicarsi per raggiungere un livello superiore, quindi per apprendere e fare sua una nuova competenza.

In altre parole, è come se paragonassimo adulto di riferimento e bambino a tutor e apprendista, in cui l’uno più esperto utilizza azioni e tecniche utili ad agevolare l’altro nell’effettuare un compito, raggiungere un obiettivo o risolvere un problema, fino a quando non sarà in grado di farlo da solo e non avrà maturato le competenze necessarie a svolgere il compito in autonomia.

Ma la realizzazione pratica di questo processo e dunque la facilitazione dell’apprendimento consiste, in primis, nell’individuare il contesto giusto nel quale agire: non possiamo pretendere infatti che un bambino di 6 mesi impari a mangiare da solo col cucchiaino solo perché costantemente stimolato in questo senso.

3. Come si può applicare lo scaffolding?

Il corretto ed efficace apprendimento implica infatti sì un’evoluzione delle proprie abilità cognitive, ma solo ed esclusivamente attraverso piccoli passi adatti al livello di sviluppo attuale del bambino, quindi calibrati sulla base di cosa già sa effettivamente fare e orientati a una complessità superiore ma comunque potenzialmente raggiungibile.

Questo significa che l’esperto dovrebbe porre al bambino quesiti di un livello superiore a quelli che attualmente conosce, ma non troppo difficili, in modo tale da non risultargli incomprensibili ed essere solo fonte di frustrazione: offrire uno stimolo fuori portata non accelera né favorisce l’acquisizione di competenze nuove ma anzi blocca e indebolisce quelle vecchie e già consolidate.

A un bambino di seconda elementare infatti non sottoporrete mai un problema di matematica complesso, ma solo delle semplici moltiplicazioni che via via potranno diventare sempre più sfidanti.

4. Scaffolding e apprendimento: 4 consigli

Quali sono dunque i passaggi da seguire per poter offrire delle occasioni di apprendimento efficaci?

1. Reclutamento dell’attività

Innanzitutto, è importante la fase di reclutamento dell’attività, deve poter catturare l’interesse del bambino e spronarlo a mettersi alla prova.

In questo senso, vale la pena spendere l’apprendimento in qualcosa che li riguarda, non in attività che mai dovranno fare o che comunque sono molto lontane dalla loro fase di sviluppo. Per intenderci, è inutile e anzi controproducente ingaggiare un bambino di 4 anni nell’imparare a leggere o scrivere,  quanto piuttosto può essere utile spendere del tempo nell’imparare a vestirsi da soli. Per incentivare il bambino e motivarlo, è bene non dire frasi tipo “il tuo amico Luigi lo fa già da solo, è già capace” (alimenterebbe solo frustrazione e senso di incapacità) ma incoraggiarlo con frasi tipo “è divertente, puoi scegliere tu i vestiti che vuoi” e utilizzare capi d’abbigliamento di suo gusto e interesse, magari il vestirsi può diventare un gioco – dal vestirsi al “travestirsi da”.

2. Semplificare i passaggi per raggiungere la soluzione

Fatto questo, semplificate il più possibile il compito riducendo il numero dei passaggi necessari per raggiungere la soluzione: non pretendere di allacciare subito i bottoni del golfino ma iniziare con capi d’abbigliamento semplici, come t-shirt e calzoni…ricordatevi che il punto di partenza per un corretto ed efficacie apprendimento è puntare a un obiettivo alla loro portata, cercando di adattare l’insegnamento alle capacità e al momento in cui si trova il bambino.

3. Mettersi alla prova

Guidate e incoraggiare il bambino a mettersi alla prova, senza imporglielo ma proponendolo con una domanda “vuoi provare tu?” in modo tale che la soluzione del problema assuma per lui un interesse autonomo e intrinseco, d incoraggiatelo con un “puoi farcela, e poi sono qui io ad aiutarti” senza però farsi trascinare dall’ansia dell’eventuale fallimento.

4. Siate attivi insieme al bambino

Individuate assieme al bambino e indicategli gli aspetti più importanti del compito, sottolineandone i passaggi necessari, per esempio che è importante che nel buco più grosso ci passa la testa e nei buchi più piccoli le braccia, e che il disegno sia davanti.

5. Conclusioni

Date una dimostrazione, ma solo dopo che il bambino ha effettuato i suoi tentativi per risolvere il compito mostrandogli la strategia corretta per arrivare alla soluzione. Il bambino potrà ripetere il modello spiegato e migliorarlo attraverso ciò che ha osservato, imparando in autonomia ma potendo contare su un supporto in caso fosse necessario.

Certo, richiede molta pazienza e tempo, ma è tempo di qualità. Vale la pena “sprecare” qualche minuto in più e concedere al bambino un apprendimento per tentativi ed errori, ma di farlo sperimentare in prima persona. Attraverso queste fasi, il bambino avrà un appoggio non solo di tipo tecnico, ma anche emotivo godendo e beneficiando di un adulto che lo avrà aiutato a migliorare non solo le sue capacità pratiche, ma anche personali sostenendo la sua autostima, la sua motivazione a superare gli ostacoli in maniera autonoma, elementi precursori della fiducia in se stesso anche in età adulta.

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Articolo realizzato da:
Dott.ssa Stefania Ravasi
Psicologa psicoterapeuta dell’età evolutiva
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