BULLISMO
Dott.ssa Claudia De Valeri

Dott.ssa Claudia De Valeri

Non ancora bullismo: bambini dai 3 ai 6 anni

INDICE CONTENUTI

Si può chiamare bullismo un atteggiamento che ce lo ricorda tra bambini dai 3 ai 6 anni?

Vediamo insieme come indagare lo stato emotivo del bambino e sostenerlo nello sviluppo delle risorse.

Indice

1. È davvero bullismo tra bambini da 3 ai 6 anni?

Più frequentemente di quanto si creda, è necessario prendere sul serio i campanelli d’allarme che possono alterare il sano sviluppo dei figli già dalla scuola materna.

Per quanto difficile, partendo dalla naturale sintonizzazione genitori- bambino, si deve sviluppare la capacità di saper prontamente distinguere tra semplici giochi o dispetti tra bimbi piccoli e atteggiamenti intenzionali che puntano a ferire.

2. Si fa presto a parlare di bullismo

Si fa presto a parlare di bullismo, ma è un termine che va usato con perizia e mestiere.

Possiamo, invece, agire in modo preventivo. Prima di tutto è utile parlare con il bambino senza sminuire il suo dolore anche quando ci sembra spropositato o immotivato. Potrà riferire prese in giro sull’aspetto fisico (generalmente, essendo visibile e non avendo la ricercatezza degli adulti, i bambini colpiscono quello) o su episodi particolari; sarà, a quel punto, il caso di indagare sul contesto (scuola, parco, piscina etc…) in cui è successo e sul fatto che sia stato o meno un caso isolato (generalmente non lo è).

3. Come puoi aiutare tuo figlio a non essere vittima di bullismo in futuro

Bisogna saper ascoltare, senza banalizzare o soprassedere (“non ascoltarli, sei superiore” / “non è vero, sei bello”) perché i bambini hanno bisogno di esternare ciò che sentono come possono per non sentirsi sbagliati (cosa che accadrebbe se dicessimo loro di “smetterla di lamentarsi”, dicendogli, quindi, che il loro modo di sentirsi non è adeguato).

4. Non ancora bullismo: conclusioni

È consigliato parlare con le insegnanti, indagare i fatti ed eventualmente come loro hanno affrontato la situazione (non per giudicarne il lavoro, ma per capire cosa ha sperimentato il proprio piccolo).

Altrettanto importante è procedere stimolando il bimbo a fare nuove amicizie e potenziare le proprie risorse: aiutarlo a non avere motivi per essere preso in giro, oltre a sostenerne l’autostima e vivere pienamente il rapporto, lo protegge costruendo un dato di realtà- insindacabile per sua stessa natura.

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Articolo realizzato da:
Dott.ssa Claudia De Valeri
Psicologa clinica e psicodiagnosta abilitata EMDR
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