ADHD
Dott.ssa Anna Dioni

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ADHD: strategie e tecniche per gestirli

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I bambini con disturbo dell’attenzione/iperattività non si comportano sempre come genitori e insegnanti desidererebbero e per loro ogni ambiente di vita, ogni momento della giornata rappresenta una vera e propria sfida.

1. ADHD: disturbo dell’attenzione/iperattività

I bambini con disturbo dell’attenzione/iperattività non si comportano sempre come genitori e insegnanti desidererebbero e per loro ogni ambiente di vita, ogni momento della giornata rappresenta una vera e propria sfida.

Un bambino con ADHD NON è un bambino cattivo e non bisogna dimenticare che possiede qualità particolari che accompagnano il disturbo e su cui è bene concentrarsi: la sensibilità, la curiosità, l’intuito, la vivacità di spirito, la creatività, la spontaneità e l’enorme quantità di  energia.

2. L’ADHD in breve

Il disturbo ADHD viene classificato come un Disturbo comportamentale ed emozionale che si manifesta tra la scuola dell’infanzia e l’adolescenza, spesso coinvolge almeno due contesti differenti (es. a casa e a scuola/al lavoro) ed interferisce in modo significativo nelle relazioni.

Un bambino con ADHD manifesta: disattenzione, iperattività ed impulsività.
Nello specifico, l’inattenzione si manifesta con difficoltà a mantenere l’attenzione sul compito o l’attività di gioco, facile distraibilità, difficoltà a seguire un discorso e nel seguire le istruzioni o forte avversione nei compiti che richiedono uno sforzo mentale prolungato, difficoltà nell’organizzarsi nei compiti scolastici e nelle attività quotidiane.

L’iperattività comprende l’incapacità a stare fermi, anche in situazioni in cui risulta appropriato farlo e modalità di gioco disorganizzata con difficoltà a rispettare le regole.

L’impulsività si esprime con difficoltà nel controllo del comportamento, scarsa capacità di riflessione ed incapacità di prevedere le conseguenze delle proprie azioni. La mancanza di inibizione la si può percepire facilmente quando il bambino agisce come se fosse spinto da un motore, come se avesse “l’argento vivo addosso” e quindi parla senza sosta, non riesce a stare tranquillo, si arrabbia facilmente ma anche piange per cose di poco conto.

Il bambino è spesso lunatico, chiuso nel suo mondo, si dimentica ciò che deve fare ed è disorganizzato.

3. ADHD e i compiti scolastici

Dall’analisi delle difficoltà e delle necessità dei bambini con ADHD alcuni studiosi hanno messo a punto il metodo START che si compone di 5 principali strategie per sviluppare maggiori competenze organizzative e gestionali durante l’esecuzione dei compiti a casa.

Analizziamoli meglio:

Lo spazio: è importante predisporre un ambiente organizzato e strutturato, in modo da ridurre al minimo gli ostacoli e le principali fonti di distrazione per il bambino. Un aiuto concreto: la cassetta degli attrezzi, da cui il bambino tirerà fuori solo gli strumenti utili all’attività da svolgere.

Il tempo: è importante modulare il tempo per svolgere un’attività: compiti complessi ma stimolanti possono essere portati a termine senza alcuna interruzione, al contrario di compiti lunghi e tediosi. Un aiuto concreto: le carte-semafori si rivelano utili per accrescere consapevolezza nel bambino circa la complessità o l’eventuale tempo da impiegare su di un determinato compito, per la combinazione di differenti attività e per la gestione delle pause dallo studio. Il semaforo verde rappresenta un’attività facile e veloce, per la quale non viene richiesta nessuna pausa, il semaforo giallo indica un compito complesso o lento che richiede una sola pausa e, per ultimo, il semaforo rosso simboleggia un esercizio complicato o che esige più interruzioni durante la sua esecuzione.

Le attività: organizzare il lavoro, la comprensione della consegna, la scelta delle strategie di realizzazione, l’analisi del compito nelle sue differenti fasi. Un aiuto concreto: la storyboard per raccontare punto per punto da quale materia iniziamo, con quale continueremo e con quale termineremo.

La revisione: è importante aiutare il bambino a verificare le fasi dell’intero percorso, anche solo giornaliero, di studio. Un aiuto concreto: in questa fase di verifica può essere utile la lista dei materiali utilizzati per svolgere l’attività, in modo da aiutare il bambino/ragazzo ad organizzarsi autonomamente nell’eventualità di un simile compito futuro.

La trasferibilità: viene intesa quindi come la capacità di trasferire in altri ambiti le competenze acquisite.

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Articolo realizzato da:
Dott.ssa Anna Dioni
Pedagogista clinica e consulente pedagogica
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