autosvezzamento
Dott.ssa Anna Galbiati

Dott.ssa Anna Galbiati

Svezzamento e autosvezzamento

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Lo svezzamento è un argomento delicato, che divide l’opinione del mondo pediatrico. Parleremo quindi di svezzamento e autosvezzamento.

1. Svezzamento: introduzione

Oggi al posto di svezzamento si preferisce parlare di alimentazione complementare, dando questo nome al passaggio da un’alimentazione esclusivamente a base di latte materno o formulato a un’alimentazione fatta di latte e di altri alimenti.

L’integrazione con altri alimenti è necessaria, dato che il latte, intorno ai 6-8 mesi, comincia gradualmente a perdere la sua funzione di alimento completo, diminuendo l’apporto di vitamine e sali minerali.

Gli alimenti introdotti, chiamati quindi complementari, aiutano a sopperire a queste carenze e ad aiutare il bimbo a svilupparsi regolarmente attraverso una nutrizione adeguata.

È comunque consigliabile che l’allattamento materno continui almeno fino ai dodici mesi, andando anche oltre l’anno  a seconda della volontà di mamma e bambino.

2. Quando iniziare lo svezzamento

L’organizzazione mondiale della sanità raccomanda la prosecuzione dell’allattamento esclusivo fino ai 6 mesi circa, età attorno alla quale i bambini vengono solitamente svezzati.

Bisogna ricordare che l’Oms però non indica un’età precisa e definita in cui cominciare, dato che ci sono diversi fattori che determinano quale sia il momento idoneo per lo svezzamento. Questi fattori sono legati al livello di sviluppo di ogni singolo bambino, e quindi possono variare da soggetto a soggetto.

Dopo circa 6 mesi quindi, lo sviluppo consente al bambino di deglutire cibi solidi, aprire la bocca al cucchiaio o girare il viso per rifiutarlo; il bimbo è in grado di afferrare gli oggetti con le mani per portarli alla bocca e riesce a stare seduto sul seggiolone.

3. Consigli per svezzamento e autosvezzamento

Dunque, forzare o anticipare lo svezzamento nel momento in cui il piccolo non si mostra interessato e pronto a sperimentare i cibi solidi, o, all’opposto ostacolare il desiderio del piccolo di sperimentare, sono atteggiamenti che i genitori dovrebbero evitare.

È importante non fissare fin dall’inizio schemi troppo rigidi nel numero, quantità e orario dei pasti. Non c’è un modo “giusto” di introdurre i cibi solidi nella dieta del bambino: ogni famiglia dovrà trovare la propria modalità, seguendo i suggerimenti del proprio pediatra.

Si può iniziare proponendo al bambino la classica pappa oppure si può cominciare proponendo al piccolo alimenti sotto forma di purè o di omogeneizzati casalinghi.

Qualunque sia la scelta della famiglia, sarà fondamentale confrontarsi con il proprio pediatra, che darà i suggerimenti più adeguati affinché la combinazione dei diversi nutrienti ovvero carboidrati, proteine, grassi, vitamine e sali minerali, sia bilanciata, in modo da evitare sia carenze che eccessi.

4. Come si prepara una pappa?

La base per la classica “pappa” è il brodo vegetale, meglio se preparato in casa, bollendo acqua e verdure di stagione.

Attenzione: è importante non aggiungere sale per tutto il primo anno di vita.
Al brodo vegetale si potranno poi aggiungere i altri ingredienti necessari:

  • Una quota di carboidrati. Per esempio crema di riso o farina di mais, o farine multicereali ed il semolino di grano.
  • Una quota di proteine. Si potranno utilizzare liofilizzati o omogeneizzati di carne o pesce oppure alimenti freschi. È bene variare fin da subito la fonte di proteine, proponendo, in alternativa a carne e pesce, facendo attenzione a ossicini e lische, anche uova, passato di legumi di qualunque tipo e formaggi, preferibilmente freschi.
  • Una quota di grassi preferendo Olio extra vergine d’oliva.

5. Autosvezzamento: cos’è?

Passiamo dunque all’autosvezzamento:

l’autosvezzamento è chiamato anche alimentazione complementare a richiesta, e dunque rispetta l’innata capacità del bambino di autoregolarsi e di scegliere lui stesso cosa assaggiare e mangiare.

I genitori hanno quindi il compito di mettere a disposizione del bimbo alimenti adatti, senza seguire schemi rigidi o calendari per l’inserimento dei diversi alimenti. In pratica, quando il bambino, sempre dopo i sei mesi di vita, comincerà a interessarsi al cibo che i genitori mangiano, andrà assecondato: in occasione di qualsiasi pasto potrà liberamente procurarsi ciò che desidera tra i cibi presenti a tavola.

L’autosvezzamento fa leva sulle capacità innate nei piccoli di autoregolarsi, e quindi di percepire fame e sazietà, o di voler sperimentare nuovi alimenti, un po’ per curiosità, un po’ per imitazione.

Ovviamente la dieta familiare dovrà essere corretta sotto tutti i punti di vista, qualitativo e quantitativo, anche insieme al pediatra.

6. Svezzamento e autosvezzamento: conclusioni

Per fare in modo che il bambino sia libero di scegliere e prendere familiarità con nuovi alimenti, è importante che i genitori rendano il pasto un momento di partecipazione, tenendo a tavola con loro il piccolo  e condividendo con lui il momento del pasto.

Non sarà necessario modificare interamente le proprie abitudini alimentari, a mano che queste non siano salutari, ma a poco a poco sarà il bimbo ad adattarsi.

In ogni caso bisogna considerare se la propria dieta sia effettivamente equilibrata e sana, facendo degli sforzi, se necessario, per renderla tale e fare in modo che ogni pasto sia un momento sano e sicuro per tutta la famiglia.

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Articolo realizzato da:
Dott.ssa Anna Galbiati
Biologa nutrizionista e docente
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