ascolto attivo
Dott.ssa Carol Pizzolante

Dott.ssa Carol Pizzolante

Ascolto attivo: come stimolare i genitori attraverso l’arteterapia

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Ascolto attivo: che cosa significa e come può aiutarci a comunicare meglio coi nostri figli?
In questo articolo esploriamo insieme l’importanza dell’ascolto attivo legato all’arteterapia e alla creatività, e capiamo i benefici che ne derivano, sia per i genitori, sia per i loro bambini.

Ai genitori capita spesso di pensare che sia difficile comprendere cosa stia accadendo nei figli, di pensare di essere distanti, e sentire di aver bisogno di un aiuto esterno per risolvere le difficoltà di comunicazione con i propri figli.

Ogni volta che un figlio decide di comunicare lo fa perché ha un bisogno, oppure sente un disagio, o ha uno stato di tensione da elaborare e decide così di parlare o di mettere in atto un comportamento.

Ma le richieste che vengono fatte non sempre sono congrue e correlate al bisogno, perché gli stimoli da decodificare possono essere diversi e nell’urgenza il bambino sceglierà una parola o un comportamento che sarà il segnale di ciò che avrà selezionato.

Il genitore che riceve la comunicazione, la elabora e la decodifica secondo i propri codici.

Chi riceve il messaggio può fraintendere la comunicazione e, senza chiedere riscontro sulla correttezza o meno di quello che ha compreso, dà per scontato che la sua lettura sia corretta. A volte sbagliando. 

Nel momento in cui un genitore comunica al figlio ciò che ha capito, chiedendo conferma, in quel momento sta utilizzando l’ascolto attivo.

L’ascolto attivo permette al genitore di avere un atteggiamento empatico, che è necessario per comprendere in modo profondo il significato della comunicazione che un figlio sta facendo.

Qual è la relazione tra ascolto attivo e creatività?

1. Ascolto attivo e creatività

Per creatività intendiamo quella particolare capacità dell’essere umano di pensare e sentire la realtà anche attraverso le emozioni che prova, collegando aspetti di sé ed elementi esterni.

È Joy Paul Guilford (1897-1987) a definire la creatività come “un insieme di fluidità di pensiero, rapidità ideazionale, sensibilità ai problemi, novità ideativa; flessibilità della mente; abilità sintetiche, analitiche, valutative, capacità di riorganizzare e ridefinire strutture concettuali complesse”.

La capacità del genitore di sentire che dietro una parola detta dal figlio ci sia un’atmosfera emotiva che traspare, un’intenzione differente dalla sua, un bisogno nascosto, è quella che chiamiamo la sua capacità di ascolto attivo.

La lezione più importante che impariamo dall’utilizzo dell’ascolto attivo è che questa modalità di stare in relazione sblocca anche difficoltà sul piano affettivo: dalla rabbia nasce la calma e la comunicazione ritorna subito dopo ad essere serena.

I figli comunicano le loro fragilità attraverso la tensione, le emozioni dirompenti, i comportamenti infantilizzati, che possono essere letti dagli adulti come capricci, lagne, piagnucolii.

L’ascolto attivo permette di accettare i sentimenti e le sensazioni che un figlio prova, prima di sbarazzarsi dei suoi “capricci” e aiuta il genitore a comprendere la fragilità che si cela dietro.

In uno spazio di arteterapia i genitori apprendono il profondo significato dell’ascolto attivo, imparano a comunicare attraverso le immagini e il relativo processo creativo e dal fare esperienza.

2. Comunicazione e arteterapia

Il fare uso dell’esperienza in arteterapia è collegato a quella capacità di conoscere e sentire la realtà esterna a diversi livelli, sensoriale, emotivo, cognitivo, relazionale.

In uno spazio di arteterapia i genitori imparano a comunicare con i figli.

Mentre l’immagine prende forma, imparano a chiedere e come comunicare al proprio bambino, imparano a non dire: “Che bel disegno!” ma “Come hai disegnato sereno.”, oppure imparano a non dire “Cosa hai disegnato?” ma “Quale nome diamo a questa figura?”

Possono anche dire: “Mi sembra che la tua linea sia tanto agitata, come te?” Oppure “Mi sembra che i tuoi colori siano molto accesi, ti senti pieno di energie?”

Questo tipo di comunicazione apre delle riflessioni in genitori e bambini che si estende anche al di fuori dello spazio dell’arteterapia.

I genitori imparano a comunicare, a sentire sensazioni ed emozioni, a parlare, a percepire, a raccontare.

3. Ascolto attivo e linguaggio non verbale

E con i più piccoli che ancora non imparano a parlare cosa succede?

L’ascolto attivo con i più piccoli necessita di una maggiore comprensione di tutti gli aspetti della comunicazione non verbale.

Si può provare a rispondere in modo verbale oppure attraverso azioni che rispondano al bisogno che si pensa sia espresso.

Avere fiducia che anche il bambino più piccolo abbia una sua capacità di sapere di cosa ha bisogno e che sia in grado di esprimerlo.

Questo, anche nella relazione con i neonati, diventa una guida.

Un genitore efficace si sintonizza sui bisogni del bambino in modo accurato, decifrando i segnali che arrivano e restituendo al bambino una risposta coerente.

4. Caratteristiche di un buon ascolto attivo e benefici

Per favorire un buon ascolto attivo è necessario:

  • voler ascoltare;
  • avere fiducia nei propri figli e nella loro capacità di elaborare le situazioni e trovare le proprie soluzioni;
  • accettare anche i sentimenti negativi;
  • accettare che le emozioni siano transitorie e i sentimenti più duraturi;
  • comprendere che i figli sono altro rispetto ai genitori.

L’ascolto attivo ha diversi benefici, tra cui:

  1. aiuta i bambini a trovare le loro soluzioni;
  2. aiuta i bambini a comprendere anche le emozioni e i pensieri dei genitori;
  3. li aiuta ad essere più consapevoli delle emozioni provate soprattutto di quelle negative;
  4. favorisce un pensiero comune tra genitori figli che nasce dalla vicinanza affettiva.

Se vuoi approfondire l’argomento e confrontarti con me e altri genitori sull’ascolto attivo, ti aspetto nella community di Parentube.

Un saluto,

Dott.ssa Carol Pizzolante, arteterapeuta

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Articolo realizzato da:
Dott.ssa Carol Pizzolante
Psicologa clinica e arteterapeuta
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