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Dott.ssa Stefania Ravasi

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Adolescenza: perché mio figlio si comporta così?

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L’adolescenza è spesso associata a impulsività, rischio e trasgressione…ma come pensano gli adolescenti? Perché si comportano così, scatenando la preoccupazione dei genitori?

1. L’adolescenza

L’adolescenza è spesso associata a impulsività, rischio e trasgressione…ma come pensano gli adolescenti? Perché si comportano così, scatenando la preoccupazione dei genitori?

Questi fenomeni tipici dell’adolescenza possono essere meglio compresi se si tiene conto delle modifiche che avvengono a livello cerebrale negli adolescenti, ci sono infatti precise ragioni neurologiche che rendono l’adolescenza una condizione tipica tra i ragazzi e le ragazze.

Possiamo dire che durante l’adolescenza il cervello si prepara ad una profonda rivoluzione, che apporta modifiche vantaggiose e al contempo delle occasioni di fragilità.

Da un lato, infatti, il loro cervello caratterizzato da molti neuroni poco connessi si trasforma in uno con meno neuroni ma meglio integrati e con circuiti ben collegati che comunicano in maniera anche più rapida, un po’ come quando si potano i rametti di un bonsai affinché crescano più forti e vigorosi.

Assistiamo quindi a processi che migliorano l’efficienza di elaborazione delle informazioni e la velocità di comunicazione dei neuroni, il cervello è più pronto a rispondere agli stimoli ed è più malleabile.
Dall’altro però, proprio questa vantaggiosa modifica comporta allo stesso tempo una maggior fragilità e vulnerabilità del cervello, a discapito della corteccia prefrontale che è l’ultima area corticale a raggiungere lo spessore definitivo (intorno ai 30 anni) causando un deficit nelle funzioni esecutive, indispensabili per ragionare in modo critico e con giudizio, controllare gli impulsi e inibire atteggiamenti inappropriati, pianificare gli eventi, prendere decisioni ponderate, definire priorità e organizzare i pensieri, comprendere le intenzioni e il punto di vista altrui.

Queste sono tutte capacità che appaiono carenti negli adolescenti, in sostanza perché la parte coinvolta in quelle competenze considerate più “mature e razionali” utili in particolare in situazioni nuove è l’ultima a maturare.

2. Il cervello in adolescenza

Se da un lato, quindi, c’è la conquista del pensiero formale, che grazie al miglior collegamento tra neuroni consente al ragazzo di ragionare in modo astratto e non più strettamente concreto e pragmatico, nelle aree limbiche/amigdala responsabile della regolazione emotiva si verifica, invece, una maggiore attività, non in termini di evoluzione bensì di attivazione e stimolazione, portando i ragazzi a essere letteralmente in preda o sulle montagne russe delle proprie emozioni e ai loro istinti, con tipici scoppi d’ira e comportamenti impulsivi.

Peraltro, durante l’adolescenza non c’è una comunicazione efficace tra le varie regioni cerebrali, che possa consentire di gestire la pervasività dell’emozione attraverso capacità cognitive di pianificazione, decisione e regolazione.

Cosa che viene resa ancor più difficile da un altro importante fattore che ha a che fare con l’ormone della dopamina e il sistema della ricompensa a esso legato. Ogni qual volta si prova gratificazione, sia di tipo fisico che di tipo psicologico, il sistema di ricompensa rilascia dopamina un neurotrasmettitore molto potente che funge da rinforzo.

3. La dopamina in adolescenza

Durante l’adolescenza il livello di base della dopamina è inferiore a quello caratteristico di altre età e il suo rilascio in relazione alle esperienze compiute è maggiore: di conseguenza gli adolescenti si sentono facilmente “annoiati” e cercano esperienze nuove, stimolanti, eccitanti, spesso connesse anche a comportamenti a rischio e capaci di dare forti sensazioni.

Sono mossi dalla ricerca di novità, che garantisce un maggior livello di gratificazione, che non escludono anche comportamenti a rischio proprio perché hanno bisogno di esperienze più forti perché si sentano pienamente gratificati.
Una situazione pericolosa o proibita è altamente desiderabile per gli adolescenti, perché la gratificazione ad essa connessa viene percepita come più alta.

Contrariamente a ciò che si pensa, con l’acquisizione del pensiero ipotetico deduttivo i ragazzi conoscono i rischi e le possibili conseguenze dei loro comportamenti, ma l’impulsività data da un’ancora immatura capacità di regolazione delle emozioni unita al bisogno neurologico del rilascio di alti livelli di dopamina, rende impossibile o faticosa l’assunzione di comportamenti più funzionali perché la corteccia prefrontale che permette di elaborare un giudizio e prendere una decisione valutando il rapporto costi/benefici, è ancora in fase di costruzione, per questo in loro prevale l’azione alla riflessione. È come se stessero guidando una Ferrari, ma con i freni poco funzionanti.

3. Conclusioni

Considerare questi aspetti della crescita adolescenziale consente di non stigmatizzare gli adolescenti, di non etichettarli inutilmente come incauti e irresponsabili, di costruire con essi relazioni efficaci e di investire sui loro cervelli, dal momento che in questa fase sono particolarmente recettivi e plastici: l’adolescente va quindi responsabilizzato, sono in grado ora di recepire meglio messaggi e comunicazioni di questo tipo, anche se ancora in difficoltà nel mettere in pratica, ma questo è già una buona cosa e un buon inizio.

Alla luce di quanto detto sul sistema della gratificazione, forse possiamo favorire un uso intelligente delle ricompense per prevenire la ricerca del piacere offerto dalle sostanze e dagli altri comportamenti a rischio e per promuovere la capacità di controllo e di regolazione: in questo senso l’approvazione del gruppo dei pari è ovviamente quanto di più soddisfacente ci possa essere, quindi a meno che non si configurino situazione realmente pericolose, non priviamoli di questa possibilità, anche quando ci sembra che passino troppo tempo fuori casa e con gli amici.

Oltre che a essere importanti dal punto di vista dello sviluppo personale e sociale, hanno un grande effetto gratificante, che può tenere al riparo dalla ricerca della gratificazione in altri comportamenti ben più rischiosi. Per lo stesso motivo, favorite lo sport, che è risaputo avere a questo proposito un ruolo fondamentale, perché è fonte di piacere a basso costo, è capace di sviluppare le funzioni cognitive ed esecutive, di coinvolgere in relazioni sociali e soprattutto di attivare il sistema di ricompensa cerebrale elargendo grandi quantità di dopamina, placandone così la ricerca con altri espedienti. Lo stesso discorso vale per tutte quelle altre attività che in qualche modo vediamo assorbire letteralmente i ragazzi: ore trascorse a leggere, ascoltare la musica o altre attività magari non concepibili ai nostri occhi, possono essere delle ottime ricompense per i nostri ragazzi, ovviamente a patto che non siano alienanti e disfunzionali.

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Articolo realizzato da:
Dott.ssa Stefania Ravasi
Psicologa psicoterapeuta dell’età evolutiva
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