Tic nei bambini
Dott.ssa Stefania Ravasi

Dott.ssa Stefania Ravasi

Tic nei bambini: quando preoccuparsi [2023]

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Per quanto possano essere fonte di preoccupazione per i genitori, i tic nei bambini sono piuttosto frequenti e risolvibili. Scopriamo insieme perché si manifestano e come risolverli.

1. Tic nei bambini: introduzione

I tic sono movimenti o vocalizzazioni stereotipati, parossistico (cioè che insorgono improvvisamente e dei quali non si ha controllo) e ripetuti, che possono coinvolgere il viso o altre parti del corpo e manifestarsi con lo sbattere delle palpebre, con l’aggrottare le sopracciglia, fare le smorfie, protendere la lingua o muovere il mento, movimenti di tentennamento del collo, di saluto, di negazione, di rotazione o di sollevamento delle spalle, delle braccia, delle mani e delle dita, o funzioni come il respiro e la fonazione, per esempio sbuffare in maniera vistosa e caricaturiale o raschiarsi la gola.

2. Il significato dei tic nei bambini

Ma che significato hanno e perché insorgono? In genere compaiono attorno ai 6-7 anni, e nel 20% dei casi sono di origine transitoria, manifestandosi in contesti abitudinari, piuttosto nervosi o in periodi di forte stress per scomparire spontaneamente, e questo è il caso soprattutto dei tic cosiddetti nervosi, un tipo di tic attribuibile a cause psicologiche nei termini della difficoltà a esprimere un bisogno. nasce così il comportamento-tic, che è  il  modo che il bambino trova per sfogare una tensione emotiva, un’angoscia che non riesce a esprimere in altro modo. Il movimento involontario diventa quindi un modo per scaricare l’agitazione, assumendo dunque la funzione catartica di riduzione o contenimento o controllo dell’ansia.

3. Cosa può fare il genitore?

Tali gesti, ripetuti continuamente, diventano una specie di rituali per scaricare le tensioni, e questa cosa è particolarmente funzionale ai bambini il cui canale di comunicazione privilegiato non è tanto il linguaggio quanto più appunto il corpo, il suo movimento e il modo in cui lo utilizzano. 

Spesso accade che i genitori si agitino, è comprensibile anche se come abbiamo già detto spesso i disturbi sono temporanei e vanno via in pochi mesi.

4. Non sottovalutare il problema

Tuttavia è importante non sottovalutare il problema: innanzitutto è utile cercare di capire la difficoltà manifestata tramite il tic, per cercare il modo di aiutare il bambino ad allentare la tensione e prevenire che si cronicizzi con effetti negativi sulla vita quotidiana, che potrebbe essere compromessa in termini anche di sentimenti di vergogna, di frustrazione e di ansia maggiore spesso elicitati dalle prese in giro dei compagni.

Se dopo un anno dall’esordio questi comportamenti non sono passati, allora, è necessario che il piccolo sia aiutato ad allentare l’ansia che lo pervade con l’aiuto di un esperto.

5. Accorgimenti per arrivare alla regressione dei tic

Anzitutto è importante escludere una possibile causa fisiologica tramite un’apposita visita presso un neuropsichiatra infantile. Una volta appurata un’eziopatogenesi emotiva, è utile adottare piccoli semplici accorgimenti che possono contenere il comportamento fino ad arrivarne alla regressione.

No all’educazione rigida

Per prima cosa, un’educazione particolarmente repressiva e rigida o sgridare e spazientirsi in seguito alla manifestazione dei tic è controproducente perché come in un vortice questo aumenta l’ansia e favorisce un senso di insicurezza e inadeguatezza, di conseguenza gli stessi tic. Quindi è importante rispettare il suo stato d’animo e non caricare il bambino di pretese o aspettative ma, al contrario, aiutarlo a favorire l’espressione delle sue emozioni con frasi che gli consentano di sentirsi visto e rispecchiato e compreso, tipo so che sei arrabbiato ma per la mamma e il papà è importante che…”

No all’ipertprotezione né alla svalutazione

Non iperproteggerlo né svalutarlo: mostrarsi sicuri, lasciandolo libero di sperimentare ed esplorare il mondo senza ansia e senza frasi tipo stai attento, guarda che ti fai male, tanto non ci riesci, te lo faccio io che tu non lo sai fare, copriti, pulisciti bene, ecco ti sei fatto male, quel cibo non va bene perché ti fa male, non ti appoggiare nel bagno, attenzione ai germi… i bambini imparano imitando, se siamo ansiosi verso qualcosa loro si sentiranno in pericolo.

Premiare le conquiste

Premiate con le parole i suoi sforzi e le sue conquiste, fatelo sentire importante e capace.

Giocate insieme!

Dedicate mezz’ora (o più se è possibile) al giorno al gioco insieme: colorare, disegnare, cucinare…proponete una attività da fare insieme e divertitevi con il vostro bambino.  Durante il gioco e il disegno ascoltatelo, è lì (facendo parlare i personaggi o disegnando) che rivela le sue ansie, le sue difficoltà ed è lì che potrete rassicurarlo e fargli sentire che ce la farà.

Il diario dei tic

Tenete un diario dei tic. Senza farvi notare, annotate in un taccuino quando compaiono, in che modo e in relazione a che cosa (a una sgridata, in presenza di entrambi i genitori o a uno solo, mentre fa i compiti, quando è arrabbiato o felice …). Vi aiuterà a comprendere meglio quando il bambino sente la necessità inconsapevole e involontaria di ricorrere al tic.

 

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Articolo realizzato da:
Dott.ssa Stefania Ravasi
Psicologa psicoterapeuta dell’età evolutiva
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