Sessualità
Dott.ssa Cinzia Trigiani

Dott.ssa Cinzia Trigiani

Affettività e sessualità degli adolescenti

INDICE CONTENUTI

Dalla cicogna alla biologia, 5 punti per superare un argomento imbarazzante!

1. Da che età i ragazzi cominciano a fare sesso?

Sappiamo che alcuni iniziano ad interagire con le prime esperienze sessuali già dai 12 anni. Per il rapporto completo si spingono dopo i 14, 15 anni.

Per loro compiere questo “atto” è come un passaggio “rituale”, un’”iniziazione”. Una cosa da fare o addirittura di cui togliersi il pensiero.

Ho incontrato tantissimi ragazzi negli sportelli scolastici che mi hanno spiegato il loro punto di vista.

Sono consapevoli del fatto che il rapporto sessuale sia importante, che sia da “grandi” e per divenire “grandi”, tuttavia sono disinformati e l’affrontano per come viene e nel momento che decidono di essere pronti lo fanno e basta, magari, aiutandosi con un po’ di alcol.

Condividono che non sia una buona prassi ma prendono forza dal fatto che “tutti fanno così”. Quel “tutti fanno così” che è stata la buona scuola anche di molti di noi.

Mi hanno raccontato della fatica a raccontarsi sui loro rapporti, ricevono informazioni sulle pratiche sessuali prendendo come riferimento le “rivelazioni” fatte dai coetanei più sciolti e disinibiti, ”trucchi e barbatrucchi” improbabili; da internet, sui siti pornografici a portata di un click e credendo che quelle siano “buone fonti” di  conoscenza sul come fare sesso.

Ovviamente ci sono eccezioni, ragazzi che sono disposti ad arrivare a quel contatto intimo con consapevolezza, rispetto e desiderio.

Gli adolescenti che ho incontrato, per buona parte, pensano che non ne possono parlare con i genitori. Lo trovano imbarazzante per se stessi e  pensano anche che avere rapporti sessuali non è loro consentito dai genitori.

Per cui, seguono la pulsione adolescenziale in modo casuale ed incolto, un pò a caso sperando che vada bene. Si, proprio sperando! Infatti, soprattutto per i ragazzi intorno alla maggiore età l’uso della pillola del giorno dopo è un fenomeno in crescita. Nel 2018 sono state vendute 573.100 confezioni contro le 363.600 del 2012: in sei anni più 58%. Corriere della Sera del 05 febbraio 2020 – DATAROOM di Milena Gabbanelli e Simona Ravizza

2. Perché parliamo di sessualità e di affettività?

Come genitori si è portati a preoccuparsi seriamente degli argomenti sulla sessualità, in particolare modo si è preoccupati per una gravidanza indesiderata e per le malattie sessualmente trasmissibili.

É vero anche che spesso si rimane sintonizzati sulla pre-occupazione senza occuparsene concretamente: perché è imbarazzante, perché non si conoscono i dati, perché non si conoscono realtà alle quali inviare i propri figli per formarli sulla sessualità secondo la propria cultura e la propria religione, perché nella coppia non si sa chi se ne deve occupare…

Finora avrai notato che stiamo parlando dell’aspetto pulsionale e meccanico della sessualità, ovvero del rapporto sessuale del figlio e non della relazione in cui si ingaggia con un’altra persona.

La relazione, quella sentimentale e della stima viene guardata, da noi adulti, con leggerezza, come se non venisse veramente presa sul serio, ”i primi innamoramenti” sono quelli che passano, che si vivono ma non contano, restano nella memoria.

Invece,  ti sei domandato come e quando avviene il primo incontro sessuale di tuo figlio? In quale relazione tuo figlio decide di avere un rapporto sessuale? Come sceglie il partner? Quali sono i criteri mentali, emozionali e fisici che lo accompagnano?

Quasi sempre il focus genitoriale è orientato sulle conseguenze di un rapporto sessuale e non sul come sentimentalmente, emotivamente e fisicamente il figlio viva questa esperienza.

La relazione d’affetto che dovrebbe precedere e custodire l’atto sessuale è completamente saltata! Come è possibile? Per avere un rapporto carnale con un’altra persona occorrono la chimica, l’intenzione, il desiderio, ma anche la consapevolezza il rispetto, la protezione del proprio corpo e di quello dell’altro!

I ragazzi tendono a vedere il corpo separato dalla mente e dall’anima. Il corpo come un  prodotto sociale continuamente esposto  in presenza e sul web, al quale si chiedono qualità come: dimensioni, peso, altezza, colore dell’incarnato, colore dei capelli, sopracciglia disegnate in un certo modo, muscolatura, eccetera.

Tutte indicazioni perentorie e molto precise per corrispondere al modello suggerito dai social per essere bene accolti in quegli spazi. I ragazzi usano il corpo anche come uno strumento che può dare sensazioni e basta: piacere e dolore, freddo e caldo, bagnato ed asciutto, ecc.

Questo “slegamento mentale” dall’idea che il corpo è parte importante della loro persona, permette loro di compiere azioni che possono provocare sensazioni ed emozioni piacevoli ma anche sgradevoli, prive di affettività e rispetto e di cui non potranno fare parola con molti.

L’affettività, è uno degli elementi cardini per provare sentimenti benevoli in una relazione sessuale. É la cornice che custodisce il corpo ed i sentimenti all’interno di un altro pilastro indispensabile: Il rispetto per la persona nella sua totalità, fisica, sentimentale e mentale.

3. Cosa cercano realmente i ragazzi?

I ragazzi, come dicevo prima, cercano di crescere e il sesso per loro, come l’alcol. Anche poter finalmente dire la propria idea agli adulti fa parte del loro range di riferimento per cominciare a sentirsi più grandi.

Opporsi agli adulti, bere dell’alcol, fumare e fare sesso sono i primi tabù da “sfidare”. L’adolescenza è un’età pulsionale, i ragazzi subiscono una rivoluzione ormonale, una crescita del corpo rapida e disallineata.

Cosa vuol dire disallineata? Vuol significare che, seppure il ragazzo/a cresce in modo verticale, avvia uno sviluppo fisico che gli cambia la voce, l’altezza, gli fa spuntare i peli, i seni, trasforma gli organi genitali.

In realtà è cresciuto solo fisicamente, la sua mente dovrà attendere una decina di anni prima di raggiungere la sua vera maturazione.

É divenuto grande sotto l’aspetto fisico, ma emotivamente non sa comprendere il significato di ciò che sente; intellettualmente non ha ancora fatto l’esperienza necessaria per sviluppare quella parte di cervello deputata alla riflessione, al senso di responsabilità, all’autocontrollo.

In definitiva avrai, in casa, un piccolo uomo o una piccola donna che ti daranno filo da torcere perché si definiranno grandi e compiranno ragazzate da immaturi, perché immaturi lo sono, fisiologicamente parlando e non perché decidono di esserlo.

Come veniamo ingannati noi adulti, anche loro subiscono lo stesso inganno e si percepiscono grandi e perciò tenuti a fare esperienze da grandi.

Cosa vuole tuo figlio/a? Come mai salta subito al rapporto sessuale, oppure ancora no?

Se non hai una relazione per la quale provare a chiederglielo pur sapendo che la risposta farà fatica a venire fuori, è giunta l’ora di domandarti che rapporto d’affetto, di rispetto del corpo e della mente, di stima e di fiducia hai instaurato con lui/lei fino ad oggi?

Questo per ricordarti che per parlare di sesso ed affettività con tuo figlio si può cominciare sempre e solo dalla relazione fatta di fiducia e stima reciproca.

4. Da che età si può parlare loro di sesso?

Questa è una domanda ricorrente e come i ragazzi passano, in modo imbarazzante, al rapporto sessuale prima della relazione affettiva, allo stesso modo il genitore si domanda come affrontare l’imbarazzante argomento sessuale, senza preoccuparsi della relazione che ha costruito e sta costruendo con il proprio figlio/a. Strano, vero?

Se sin da piccoli il genitore porrà la sua attenzione sulla relazione con suo figlio, si farà delle domande su come sta procedendo il rapporto affettivo con il proprio figlio/a, capirà che nel processo di crescita del figlio/a c’è il processo di crescita del genitore.

Il genitore di un bambino appena nato non può essere lo stesso nel periodo dell’infanzia, della pubertà e dell’adolescenza.

Dopo il genitore affettivo tout court, dei primi anni, si introduce il genitore educativo/normativo. Quando inizia il periodo scolastico il genitore educativo emerge sempre dippiù sottraendo spazio al genitore affettivo. Si passa “dall’amore di mamma e papà” ai continui rimproveri, richiami sui doveri, tutti spinti sulla linea educativa familiare e sociale.

Il bambino, diventando adolescente, depone la “corona” della centralità familiare per abitare i quartieri della periferia mentale degli adulti che lo disapprovano.

Una ferita importante. Il dolore del genitore che non riesce a comunicare con il proprio figlio è uguale al dolore del figlio che ha la percezione di sbagliare tutto, che qualsiasi cosa faccia non vada mai bene.

Per parlare di sesso con i propri figli bisogna instaurare, sin dall’età prepuberale, una RELAZIONE d’amore dinamica, che prevede una crescita contemporanea genitore/figlio, degna di stima reciproca per mettere al mondo un “nuovo adulto” capace di creare nuove e buone relazioni, durature, per sé e per gli altri.

5. Cosa può fare il genitore

Il genitore è l’adulto invitato alla consapevolezza. Come dice lo psicologo A. Palmonari, “L’adolescenza nasce nella biologia e finisce nella cultura”.  Siamo stati tutti adolescenti ma ogni adolescenza è a sé. L’adolescenza è un fenomeno, l’adolescente è una persona che declina il suo processo in base alla cultura che abita e che ha avuto in eredità dalla generazione precedente.

Mentre leggi questo articolo mi sento di rassicurarti rispetto alla possibilità di imparare a parlare di questi argomenti attraverso professionisti come me ma anche attraverso  agenzie educative che si occupano, da decenni ormai, dell’educazione affettiva e della sessualità dell’adolescente, come il programma socio educativo, di cui faccio anche parte, che si chiama Teen Star®.

Il genitore è invitato ad informarsi sia sull’adolescenza sotto l’aspetto fisiologico, cosa che arriva naturale con l’accompagnamento del pediatra, sia sull’aspetto della crescita emotiva che può essere arricchita attraverso buone letture o con la richiesta di una consulenza presso un professionista socio educativo.

Sapere quali sono i processi mentali ed emotivi del proprio figlio sotto l’aspetto dello sviluppo può aiutare a comprendere meglio certi comportamenti definiti incomprensibili o inspiegabili.

Il genitore dell’adolescente, pur non perdendo confidenza con la propria capacità di essere autorevole e di non essere sempre d’accordo, può imparare a rivolgersi al proprio figlio in un modo nuovo, adulto ed accogliente.

Può finalmente evolvere e passare dalla figura dell’emittente, dell’“annunciatore di regole” a quella del ricevente in ascolto della nuova crescita personale e sociale del figlio.

Ovviamente senza l’aria di chi ci è già passato e che la sa lunga e più lunga… non sarebbe un piano di ascolto pulito e non sarebbe rispettoso perché gli adulti non abitano gli spazi, i luoghi e i linguaggi degli adolescenti di oggi se non con un pregiudizio privo di conoscenza.

Il genitore, partendo dall’età prepuberale può cominciare a parlare al proprio figlio dell’importanza del corpo, di come vada custodito, in che modo va mostrato, qual’è la sua unicità, quali significati e messaggi sociali può portare con sé, che può trasmetterli, ad esempio, attraverso la sua postura, il suo modo di vestirsi e il suo tono di voce.

Il genitore può insegnare lui il valore del rispetto all’interno di una relazione d’affetto, l’importanza della lealtà, del conoscere i propri tempi per maturare le scelte e  saper accogliere quelli dell’altro.

Che la crescita non è solo cronologica ma, seppure involontaria, può essere orientata per il bene personale. Che la pulsione è un fatto e va interpretata di circostanza in circostanza e verificata. Può istruire il proprio figlio su come funziona il proprio corpo e come averne consapevolezza e controllo.

Ecco da dove comincia il dialogo sulla sessualità. Come possiamo vedere non sto parlando di spiegare esattamente come funziona un atto sessuale. Piuttosto sto dicendo che se si parte da una relazione di fiducia e di stima reciproca con il proprio figlio, egli incederà nel suo mondo con una “valigia” di strumenti buoni che sono fatti di conoscenza, consapevolezza, capacità critica e quindi di capacità di scelta.

A quel punto quel “rito di passaggio” che è l’atto sessuale o il bere una bevanda alcolica, avverranno con la consapevolezza e con certezza di avere informazioni valevoli, punti di riferimento buoni per sé e maggiore sicurezza.

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Articolo realizzato da:
Dott.ssa Cinzia Trigiani
Consulente della relazione di coppia e della famiglia
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