Relazione-genitore-figlio
Dott.ssa Cinzia Trigiani

Dott.ssa Cinzia Trigiani

RELAZIONE GENITORE-FIGLIO: QUANDO AVVIENE IL CAMBIAMENTO? E TU COME GENITORE COSA PUOI FARE?

INDICE CONTENUTI

Ecco a te 3 chiavi di lettura per aprirti ad una nuova comunicazione con tuo figlio.

1. Come cambia la relazione Genitore-Figlio:

Il rapporto Genitore-figlio, con l’arrivo dell’adolescenza, cambia notevolmente e spesso appare inspiegabile. Tuo figlio è il bambino che hai cresciuto, al quale hai insegnato a camminare, ad andare in bici, a fare i compiti, per il quale hai preparato pasti di qualità, per tanti pomeriggi lo hai accompagnato a fare sport, musica, inglese o teatro; è il bambino a cui hai controllato la febbre di notte, lavato e stirato i panni, preparato lo zaino, le merende e mille altre cose. Quel bambino per il quale, con amore, hai fatto tanti sacrifici, ad un tratto si trasforma. Si oppone, non ti parla, sta per i fatti suoi, non ti da ascolto, è sfuggente, non si fa toccare ne abbracciare, non vuole che ti vedano i suoi amici…

Questo avviene in buona parte delle famiglie e il più delle volte è fisiologico. É vero però che per alcune famiglie e per alcuni genitori quel cambiamento diventa difficile da accogliere e resta spesso incomprensibile. Quando il figlio risponde male o non risponde, fa di testa sua o si chiude in se stesso e chissà cos’altro, il genitore può tendere a pensare di non meritare quel tipo di trattamento, che suo figlio sia ingrato, inconsapevole.

In queste condizioni e letta così, il genitore potrebbe avvertire un senso di “estraneità”  verso il proprio figlio, come a dire: “dopo tutto quello che ho fatto per lui, io non riconosco mio figlio, non so più chi sia”. Certamente il genitore può scivolare nelle emozioni difficili della delusione e dell’impotenza.

Attenzione! La delusione ci avvisa di una questione importante che potrebbe entrare in gioco e cioè che, probabilmente ed anche nostro malgrado, abbiamo proiettato delle aspettative precise su nostro figlio, aspettative che se non si coniugano con il concetto che il figlio è una persona a se stante, in formazione, alla ricerca di sé, rischiano di essere rigide e pertanto di portare la relazione, genitore-figlio, ad un livello esclusivamente conflittuale.

Diverso è stare nell’Impotenza: il genitore, cioè il caregiver, colui che si occupa della cura del bambino, è abituato a sentirsi responsabile del proprio figlio sin da quando nasce, se ne occupa , risolve tante cose, è sempre propenso all’aiuto. Quando il bambino cresce e soprattutto quando inizia il processo dell’adolescenza, i compito del genitore deve necessariamente spostarsi per stare “al fianco” del proprio figlio, lasciando che faccia le sue esperienza.

La differenza è che i rischi, con l’età, aumentano e paradossalmente il genitore si deve mettere un pò al margine, in panchina a fare da spettatore, da tifoseria ed in ultimo da coach. In poche parole l’impotenza è e sarà un’emozione con la quale si deve fare pace.

Il genitore, è inutile negarlo, assume una posizione molto difficile e frustante. Il rapporto genitore-figlio sembra cambiare e spesso in peggio.

Fa soffrire vedere il proprio figlio che si allontana per via degli amici, delle compagnie sui vari  social, per le cuffie alle orecchie in ascolto di una musica che i genitori  non conoscono, il figlio si allontana come una barchetta in mezzo al mare, anche se non c’è tempesta!

Cosa possiamo fare per migliorare la relazione genitore-figlio durante l’adolescenza

2. É fondamentale riconoscere in quale fase di sviluppo si trova tuo figlio

Con l’arrivo della pubertà cambia il corpo e poi inizia l’adolescenza. Durante la pubertà il corpo inizia a cambiare in modo irreversibile ed inesorabile, una cascata di ormoni contribuisce a questo magnifico sviluppo che allunga le ossa, i muscoli, i tendini, ingrandisce gli organi, potenzia il sistema circolatorio e respiratorio e tanto altro.

In questa evoluzione profonda, anche il cervello viene influenzato dagli stati umorali che cambiano repentinamente, cambia anche la percezione di sé.  Si dice che molti adolescenti non siano contenti del loro corpo. Certo non è facile accettare un cambiamento importante che conduce, rapidamente, verso un’immagine che potrebbe essere non corrispondente ai propri desideri.

In tutto questo cambia anche il loro modo di relazionarsi, soprattutto, cambia, la relazione con i genitori. I ragazzi non credono più a tutto ciò che viene raccontato loro, hanno bisogno di fare esperienza e di sperimentarsi. L’esperienza, sembrerà banale, ma aiuta a crescere, soprattutto fa sviluppare il cervello creando sinapsi importantissime che collegano la parte emotiva a quella riflessiva/razionale!

Alla luce di quanto ci stiamo dicendo, sembra facile comprendere che noi adulti ci stiamo relazionando con un essere in piena metamorfosi.

É chiaro che la testa di tuo figlio è impegnata altrove, ti appare egocentrico? Hai ragione, infatti deve essere concentrato su se stesso, per osservarsi, per capire cosa gli piace, cosa no; per comprendere dove e con chi sta bene; deve separarsi dal genitore e forse dai suoi gusti, dalle sue idee, per incontrare le proprie, certamente non per rinnegarlo o fargli “dispetto” ma per seguire la propria strada.

3. Promuovere, un nuovo tipo di relazione Genitore-Figlio

É necessario, per il genitore, fare un investimento in un passo evolutivo. Come? Informandosi  sugli adolescenti, su cosa fanno, cosa pensano, provare ad ascoltarli senza correggerli continuamente, provare a guardarli come se fossero nuovi, perché lo sono!

Come dice il medico e psicologo accademico italiano Augusto Palmonari: “L’adolescenza comincia nella biologia e finisce nella cultura”. Cosa vuol dire? Vuole dire che non è una somma matematica. Se impari a 7 anni che 2+2 fa quattro, diventa un’esperienza che rimane fissa, anche a 90 anni potrai dare lo stesso risultato per quella somma… Non potrai fare, invece, della tua adolescenza un esempio calzante per tuo figlio, perché è un fenomeno dalle diverse variabili, biologicamente tuo figlio attraverserà le stesse fasi, ma a livello comportamentale e culturale sarà completamente NUOVO!

Se si conoscesse di più questa “specie” umana che abita nelle nostre case, che è nostra consanguinea; se riuscissimo a mettere per un attimo in pausa il nostro ruolo educativo, si potrebbe comprende che l’adolescenza non è una scelta comportamentale ma un fenomeno che prescinde da noi e dal nostro rapporto con loro.

Comprendendo questo “fatto”,  forse, il cuore e la mente del genitore potrebbero riappacificarsi prima con se stessi e poi con il figlio, facendo poi spazio a qualcuno che sta RI-NASCENDO  fuori da noi genitori. Stiamo parlando di una gestazione che dura anni  e nei quali ,il rapporto, la relazione genitore-figlio, deve passare dall’asse verticale/normativa, educativa a quella orizzontale/adulta, democratica, affettiva. Anche quando le parole dei ragazzi sembrano immature, estremamente fantasiose o “puzzano” di bugia… Siamo chiamati a cedere il passo perché facciano l’esperienza.

Meglio stare al loro fianco che di spalle!

4. Scegliere le pochissime cose per le quali chiedere rigore

Questa posizione di reciprocità, di relazione genitore-figlio che passa al “TU” non vuole essere una squalifica del genitore. Il genitore in quanto ruolo rimane unico ed irripetibile, va rispettato e mai valicato. Il figlio deve sapere che esiste un piano nel quale si possono affrontare delle discussioni che si affidano al ragionamento ed alle argomentazioni genitore-figlio che vanno oltre l’asse educativo verticale. Che esiste un piano orizzontale fatto di ascolto, accoglienza e dove ci può essere una divergenza di opinioni che può rimanere divergente.

Il genitore, dal canto suo, può comprendere che le esperienze del figlio sono molto diverse, sono declinate in un’epoca molto diversa dalla propria, per la quale l’adolescenza del figlio non può essere pensata come un repeat, come qualcosa che è stata già fatta e si ripete,  una prosecuzione/ripetizione dell’esperienza dell’adolescenza del genitore che, per estensione, prosegue nel figlio.

Ciò che attiene alle scelte del figlio (studio, lavoro, corpo) va rispettato. Questo non vuol dire che il genitore non può manifestare la sua disapprovazione, ma che comunque inizi a trattarlo come una persona che differisce da sé. L’allontanamento del figlio dai genitori è fisiologico, il dolore è inevitabile. Scegliere poche regole importanti, condivisibili e credibili e far girare tutto il resto.

Dico a me stessa che la corteccia dell’albero è molto bella, la sua bellezza sta nell’essersi spaccata per diventare grande. Come l’albero, il genitore matura “spaccandosi” un pò alla volta per dare spazio alla vita che ha generato e non c’è rimedio, antidolorifico che tenga più del chiamarsi ad accogliere il cambiamento del figlio che cambia il genitore. Perché tutto ciò avvenga in modo doloroso ma sano,  per entrambe le parti, è importante cambiare i piani di riferimento.

Anche il figlio soffre per il distacco dai genitori, fino a poco tempo prima erano suoi “fans” ed ora, da quando prova a dire la sua, a dire che esperienze desidera tentare, provare, assaggiare, viene guardato come un “alieno”. Per fare un rispecchiamento, con quanto detto sopra per il genitore: sarebbe come se dicesse: “come, siamo stati tante cose insieme, perché ora mentre avviene qualcosa di stranissimo dentro di me, non vi piaccio più, perché se sono io e sono diverso da voi non vado bene?”.

Il figlio subisce un cambiamento evolutivo fenomenale mentre il genitore può scegliere di cambiare volontariamente per far crollare quel cliché dell’incomprensione genitori-figli che nel 2022 è davvero superabile.

Affidandomi ai più esperti, cito Paulo FREIRE 1921 – 1997: “Gli adolescenti non come qualcuno da assistere, controllare e proteggere, quanto piuttosto come una risorsa per se stessi e per la società”.

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Articolo realizzato da:
Dott.ssa Cinzia Trigiani
Consulente della relazione di coppia e della famiglia
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