La tristezza nei bambini è difficile da accogliere, perché attiva nell’adulto emozioni complesse.
Solitamente la tentazione è quella di fermare la tristezza nei bambini, suggerendo di non piangere o cercando di sdrammatizzare l’evento. In realtà, al pari delle altre emozioni, non deve essere eliminata. Ogni emozione è importante e merita di essere vissuta.
1. Come riconoscere la tristezza nei bambini?
- Sono molto agitati oppure aggressivi: anche se ai genitori può sembrare strano, per esprimere la tristezza i piccoli a volte divengono irritabili e persino aggressivi oppure molto agitati e iperattivi. Sono queste le manifestazioni più comuni del dolore
- Si scoraggiano subito: è anche possibile che rivelino la tristezza con lo scoraggiamento e la rifiuto verso attività di cui in passato avevano beneficiato
- Manifestano un cambiamento di abitudini: possono avere un sonno più irregolare, quindi dormire o troppo o troppo poco. Anche l’alimentazione tende ed essere diversa dal solito: mangiamo di meno oppure molto più del solito
- Sono indifferenti o poco loquaci
- Piangono molto facilmente
2. Ruolo degli adulti
Non è semplice il ruolo degli adulti di fronte alla tristezza nei bambini.
Frasi come “Non piangere perché divento triste anche io” sono da evitare, perché rischiano di creare un senso di colpa nel bimbo, che tenderà così a non esprimere le emozioni per paura di fare male agli altri.
Possono essere sostituite con “Ti capisco che sei triste, e questo rende triste anche me”. In questo modo il bambino si sente compreso e non giudicato.
Affermare che non è successo niente e che non serve piangere minimizza e svaluta l’emozione provata e certamente non educa a riconoscerla e a gestirla in modo adeguato.
3. Come gestire la tristezza di tuo figlio
Per prima cosa ci si deve mettere in ascolto dell’emozione del bambino senza giudicare. L’emozione che prova non è né negativa né positiva.
Semplicemente è. Anche la tristezza ha il diritto di esserci e di manifestarsi.
Si deve offrire la possibilità al bambino di essere triste, di stare in quella condizione senza avere la fretta di intervenire immediatamente con distrazioni o compensazioni (ad esempio, proponendo un alimento che va a colmare un vuoto emotivo).
Si può anche aiutare il bambino a dare un nome a ciò che sta provando verbalizzando ciò che sente; quindi, possono aiutare frasi come “Ti senti triste, sembri scontento…”. Si deve supportare nel capire il motivo per il quale si sente giù di morale: “Ti senti triste perché…” e aiutarlo a comprendere che quello stato emotivo non durerà per sempre, ma passerà.
4. Offrire alternative alla tristezza
Infine, è importante fornire alternative socialmente accettabili per poter “sfogare” la tristezza: “Quando sei triste non puoi… ma puoi…”.
Ciò lo renderà, con il tempo, sempre più capace di conoscere ed esprimere il proprio vissuto interiore.
In questo modo, con il tempo, il bambino acquisirà una sempre maggiore competenza emotiva e, perché no, anche i genitori.
Vi aspetto nella comunity per maggiori informazioni!
Dott.ssa Dioni