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Dott.ssa Stefania Ravasi

Dott.ssa Stefania Ravasi

Autostima: come educare i figli?

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Quanto è importante l’autostima dei figli? I bambini di oggi sono gli adulti di domani: favorire autostima e fiducia in se stessi consente ai nostri figli non solo di sentirsi più sicuri mentre scoprono il mondo, ma anche di confortarsi e incoraggiarsi nelle difficoltà che verranno, così come in passato sono stati confortati e incoraggiati dai noi genitori.

La parola autostima significa letteralmente “misura di se stesso”, quindi, proprio come per gli adulti, l’autostima è la possibilità che il bambino ha di attribuirsi un valore. 

In questo senso una forte autostima è alla base del futuro di ogni bambino, perché gli consente di avere fiducia in sé prendendo decisioni, apprendendo dai propri errori e imparando ad affrontare le sfide della vita invece di fuggire.

I bambini di oggi sono gli adulti di domani: favorire l’autostima e la fiducia in se stessi consente loro non solo di sentirsi più sicuri nella scoperta del mondo oggi, ma anche di confortarsi e incoraggiarsi nelle difficoltà che verranno, così come in passato sono stati confortati e incoraggiati dai noi genitori.

In una parola, l’autostima è fondamentale per aiutare un bambino a crescere. 

Qual è il ruolo dei genitori in questo processo di scoperta e consapevolezza?

A questo tema ho dedicato un video che trovi all’interno della piattaforma di Parentube. S’intitola “Questione di… autostima“.

Vediamo adesso insieme come poter supportare i nostri figli nella costruzione dell’autostima.

1. Costruire l’autostima: qual è il ruolo dei genitori?

Il ruolo dei genitori è assolutamente fondamentale per porri le basi di un buon valore di sé, ma come fare affinché ciò avvenga nel concreto?

Innanzitutto, l’immagine che un bambino ha di sé e si forma nel tempo viene costruita sulla base della relazione con gli adulti significativi della sua vita, in particolare con i propri genitori.

Gli atteggiamenti, i comportamenti, il modo di relazionarti con lui, sia con gesti che parole, dice molto del modo in cui lo consideri, come se tu fossi una sorta di specchio nel quale il bambino vede la propria immagine riflessa.

Immagina questo meccanismo di rispecchiamento come tanti mattoncini che, poco a poco, costruiscono l’idea che il bambino ha di sé.

In altre parole, i figli pongono le basi della formazione dell’identità, tra cui rientra anche il valore auto-attribuito.

Facciamo un esempio: un bambino lasciato poco libero di esplorare il mondo riceverà come immagine di se stesso l’idea di essere poco abile, impacciato e incapace, tanto da dover essere tenuto sotto una campana di vetro, con conseguenze molto negative sulla stima di sé e nelle proprie risorse.

Più il genitore rimanda un’immagine positiva, fiduciosa e rassicurante, più il bambino crederà in se stesso e si amerà.

Davanti ai suoi successi e alle conquiste, accogliete la sua felicità e rimandategliela, rispecchiategliela con enfasi, condividendo con lui anche la vostra di soddisfazione, rivolgendo lodi e complimenti.

2. L’importanza di dosare i complimenti

Mi raccomando: questi complimenti devono essere riservati a vere conquiste e successi, non elargiti troppo gratuitamente. 

Il motivo non è che vanno dosati con il contagocce, quanto più per valorizzare al massimo la portata della conquista.

Un bambino molto lodato può sentirsi appagato al momento, ma il fatto di essere lodato senza una reale corrispondenza tra ciò che ha conquistato e ciò che sente su di lui può rivelarsi un boomerang.

Infatti, un bambino troppo spesso lodato si trasformerà in un bambino ansioso, perché la lode e l’approvazione diventano indispensabili.

Accadrà che tuo figlio si disabituerà a percepire in autonomia quando è soddisfatto di sé e del lavoro che ha fatto.

Il bambino non avrà più un metro autonomo di giudizio e sarà dipendente dal giudizio altrui. 

Questo non significa non riconoscere il lavoro e il valore dei propri figli, ma insegnare loro a trovare la ricompensa dentro di sé.

Qual è un buon modo per farlo?

Innanzitutto provare a dire “grazie per avermi aiutato” anziché “sei stato bravo ad aiutarmi”.

Un’altra strada è quella di offrire stimoli e sfide alla sua portata, di modo che sappia verificare, in modo indipendente, il buon esito del compito e quindi imparare ad attribuire a sé un buon valore senza dipendere dalla lode altrui.

Anche dare delle regole può essere un aiuto importante: conoscerle ed essere in grado di seguirle può costituire un rimando tangibile del proprio comportamento, che per il bambino sarà fonte di bravura e motivo per complimentarsi con se stesso.

Anche a questo servono le regole!

3. Autostima e fallimento: come comportarsi?

E quando si fallisce, come fare?

Come in tutte le cose, l’atteggiamento migliore è quello di dire la verità e di non fingere tessendo lodi poco veritiere: anche se può essere difficile, non farti prendere dalla frustrazione e dalla delusione delle tue aspettative.

Questo è importante da ricordare per due motivi:

  1. da un lato, potrebbero spingerti a mortificare inconsapevolmente e inavvertitamente il tuo bimbo;
  2. dall’altro, fingere potrebbe mettere in discussione la fiducia che il bambino ripone in noi.

Infatti, i figli sono sensibili, ci conoscono profondamente e capiscono quando siamo sinceri. Inoltre sanno perfettamente quando hanno fatto bene e quando potevano far meglio, per cui di fronte a un “falso” complimento potrebbero perdere la loro fiducia in noi.

Piuttosto che mentire, apprezza apertamente il fatto che tuo figlio ci abbia provato e aiutalo a capire che se si sbaglia, si può cambiare e migliorarsi.

D’altronde, sbagliando s’impara ed è una lezione importante per i bambini.

Di fronte a un fallimento o, per meglio dire, un non successo, non sgridare tuo figlio, bensì invitalo a riflettere su cosa potrebbe fare meglio la prossima volta.

Insegna ad accettare e tollerare anche il fallimento, motivandolo a fare meglio e a imparare dai propri errori.

4. Perché il giudizio intacca l’autostima dei figli?

Ci sono due situazioni da evitare se non si vuole che i figli si sentano poco bravi, non amati o non stimati da noi.

La prima riguarda il giudizio: è molto importante evitare di giudicare il bambino in quanto persona. Commenta le azioni, anziché il bambino che le ha compiute.

Davanti a pigrizia, timidezza, disordine, affermare “Sei pigro, timido, disordinato”, ha il solo effetto di affibbiare un’etichetta al bambino, che difficilmente riuscirà a togliersi.

Il bimbo si auto-convincerà di essere davvero pigro, timido o disordinato e si identificherà col giudizio ricevuto.

È molto meglio dire: “Che disordine la tua stanza! Non hai messo a posto i giocattoli?”.

In questo modo il vostro commento sarà rivolto al comportamento – che è modificabile – e non suonerà come un giudizio negativo rivolto al bambino – che, al contrario, non si può modificare in quanto unico nel suo essere. –

Esprimere le tue emozioni è lecito, purché facendolo sempre nel modo giusto.

Non dire mai: “Mi fai arrabbiare!”, ma “Quando ti comporti così, io mi arrabbio”.

Anche in questo caso, il focus è rivolto sul comportamento e non sulla persona che lo metto in atto.

Il bambino non si sentirà colpevolizzato e comprenderà che quello specifico atteggiamento non fa stare bene la sua mamma o il suo papà.

Un possibile esito sarà che il bambino, sapendo che un suo modo di agire causa malessere al genitore, smetterà di farlo.

Ricorda che lo specchiamento vale in maniera bidirezionale: i bambini sentono che faremmo tutto per loro. Viceversa, anche loro vogliono che chi li ama sia sempre felice.

Ciò non vuol dire non esporre alle critiche e crescere bambini permalosi, ma rivolgere loro osservazioni realmente costruttive.

5. Come il confronto riduce l’autostima del bambino

La seconda situazione da evitare è il confronto. 

Ogni bambino è diverso, e frasi del tipo “Guarda lei com’è brava!” non fanno altro che ridurre l’autostima del bambino.

È bene ricordare, però, che anche gli elogi troppo positivi possono danneggiarlo.

Dire “Sei il più bravo di tutti” rischia di metterlo in difficoltà, perché significherebbe caricarlo di aspettative eccessive e costringerlo a convivere con il peso di essere “il migliore”. 

Bisogna apprezzare il bambino per le qualità che lo rendono un individuo unico, invece di confrontarle con quelle di altri.

Anche se sottile, c’è una differenza tra l’elogio “Ce l’hai fatta!” e l’incoraggiamento “Sono orgogliosa di te!”: il primo ricompensa l’attività, il secondo la persona.

Troppi elogi e pochi incoraggiamenti porteranno il bambino a pensare di essere stato “bravo” solo se la cosa è riuscita alla perfezione, quando invece ciò che conta di più del risultato è l’impegno.

6. Conclusioni

Sappiamo che essere genitore è un mestiere tanto affascinante quanto complesso: la sfida è quella di bilanciare il bisogno di proteggere i figli con la necessità di aiutarli a crescere, trovando un giusto e sano equilibrio.

La chiave è aiutare, supportando con la propria presenza al bisogno, ma non sostituirsi mai a loro.

È normale che tu voglia intervenire se vedi tuo figlio in difficoltà, ma cerca di ricordare che, anche e soprattutto, le esperienze di frustrazione rafforzano. 

Sempre parlando in termini di rispecchiamento, se ti sostituisci sempre a tuo figlio, dimostrerai di non avere fiducia in lui, mandandogli un’immagine di debolezza e incapacità e ottenendo l’effetto contrario.

La prossima volta che ti trovi di fronte a uno degli scenari di cui abbiamo parlato, fermati e prova a pensare qual è il supporto più importante che puoi dare a tuo figlio: lasciarlo provare o fare al posto suo?

Se vuoi approfondire l’argomento e confrontarti con me e altri genitori sul tema dell’autostima, ti aspetto nella community di Parentube.

Un saluto,

Dott.ssa Stefania Ravasi, psicologa

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Articolo realizzato da:
Dott.ssa Stefania Ravasi
Psicologa psicoterapeuta dell’età evolutiva
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