rapporto fratelli
Dott.ssa Cinzia Trigiani

Dott.ssa Cinzia Trigiani

Il rapporto tra fratelli può essere conflittuale, qual è il ruolo del genitore?

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Come per la coppia anche per i fratelli il conflitto è positivo, aiuta lo sviluppo della personalità e della propria identità, il conflitto tra fratelli ha la sua utilità! 

1. Cambiamo punto di vista, il conflitto tra fratelli è OK!

Osservando gli animali, la natura ci insegna come i genitori spesso riposino mentre i loro cuccioli: litigano, si scontrano, fanno la lotta sperimentando i propri limiti ed i propri potenziali; fanno anche esperienza delle conseguenze, alle volte impattanti, di quello che viene dalle azioni che compiono. Aspettarti, come genitore, l’applomb statuaria di un leone o di un orso bruno che non si smuovono di fronte ai bisticci estenuanti dei propri cuccioli, sicuramente sarebbe chiederti
troppo.

In realtà, per i figli, avere fratelli con la quale entrare in conflitto e litigare, permette al figlio di “iniziarsi” alle relazioni fra i pari che arriveranno presto nella sua vita sociale e questa iniziazione, se avviene all’interno della famiglia, funge da allenamento in un ambiente custodito.

Infatti ciò che il genitore può fare è mettere cornice ai conflitti con poche e chiare regole, come per esempio il divieto dell’utilizzo della violenza fisica o dell’uso di parole inappropriate…

Ricordo che l’esempio degli adulti regna indisturbato, nell’idea della convivenza; infatti non possiamo insegnare ciò che non sappiamo fare.

2. Proviamo a guardare dove di solito non vediamo

Ciò che nei conflitti tra fratelli spesso non viene rilevato dal genitore è il tempo dei silenzi nel gioco, delle condivisioni serene, quei momenti zen che accadono anche se per brevi periodi.

In quel tempo fanno la non banale esperienza della condivisione non solo dei giochi ma anche delle iniziative, delle fantasie, delle strategie e delle emozioni.

Scambi relazionali importanti che vanno appresi nella  famiglia, la prima agenzia educativa che  può offrire questa possibilità in un rapporto di reciprocità e di orizzontalità come quello tra fratelli e per estensione tra cugini.

Quando arriva il conflitto e sappiamo che arriva… Una domanda interessante che, come genitore senza suggerimenti adulti e pregiudiziali, potresti porre loro, potrebbe essere: come mai, se ritengono di non andare d’accordo e litigano spesso, continuano a tentare di giocare o fare delle cose insieme.

Attraverso questa domanda potranno meglio comprendere cosa li spinge ad entrare in una zona condivisa, sarà una formula auto esplorativa interessante ed utile. Scoprire, magari, che dell’altro gli interessano le macchinine perché sono in ordine, o i maglioni perché ha buon gusto, può essere un ottimo modo per conoscere cosa dell’altro attrae loro fino a giungere al conflitto.

Se ci pensiamo il litigio, spesso, serve ad affermare se stessi o a pretendere cose altrui perché desiderate, magari aiutarli a fare chiarezza fra gli impulsi e le emozioni li aiuterà a comprendersi e conoscere quali sono le cose che fanno “innescare”  il conflitto.

Anche contendersi l’amore dei genitori è un innesco potente per il  conflitto.

3. Gli inaspettati benefici del conflitto

All’interno delle mura domestiche, in un luogo custodito, possono sviluppare l’intelligenza socio-emotiva che tornerà loro utile da grandi quando nella vita privata e o lavorativa sapranno già che si può litigare anche fra persone che si vogliono bene, che il litigio può rimanere sull’oggetto e sul comportamento e non necessariamente deve inficiare la relazione.

4. La pace come aspettativa o pretesa?

A tale proposito mi riaggancio all’inizio dell’articolo quando accennavo all’idea “ideale” della coppia che non ha mai conflitti, per rilevare il fatto che la relazione, di qualsiasi genere, spesso è pensata pacifica, serena e diversamente si è portati a pensarla problematica.

Nell’immaginario culturale della famiglia c’è, spesso, l’idea della casa come focolare, luogo della pace e della serenità, dell’accoglienza e dell’accordo.

Una cattedrale nel deserto come obiettivo del progetto familiare e come aspettativa ideale degli adulti che gravitano intorno alla famiglia.

Un miraggio, una pretesa… Il punto perciò, forse, non è evitare il conflitto ma imparare a farlo bene includendo il conflitto stesso come parte della relazione.

5. Quando il genitore può intervenire?

L’urgenza del genitore di placare il conflitto è spontanea ma certamente ciò che va riposizionato è il ruolo che non dovrebbe essere quello di “giudice” quanto piuttosto quello di “mediatore”.

Ti assicuro che quest’ultimo non è affatto facile in quanto i figli, anch’essi come noi, hanno dei pregiudizi di partenza.

Sicuramente è meglio prima lasciar correre un po’ il litigio, lasciare che facciano esperienza di questo, quando poi lo riterrai opportuno o se vedi che la cosa sta uscendo fuori dalla “sicurezza”, puoi separarli, chiedere lodo di andare in ambienti diversi, motivando l’azione come un tempo di attesa, un Time Out necessario per far decantare e sbollire la rabbia.

Un tempo nel quale la motivazione non è la “punizione” quanto piuttosto uno spazio per riflettere mentre noi li attendiamo in un ambiente confortevole come un salotto o quello più intimo della cucina.

Potrai manifestare la tua volontà di comprendere ciò che è accaduto loro, come si sono sentiti, cosa pensano di quanto avvenuto e che questi argomenti sono molto più importanti dello scoprire chi è il colpevole, chi ha iniziato e di chi è la responsabilità.

Così facendo creerai uno spazio pulito senza rischio di punizioni, volto solo a farli comunicare.

6. Il genitore può coinvolgersi con l’auto ascolto

Mentre accade tutto ciò, come genitore, puoi coinvolgerti nell’auto ascolto: quali sono i pensieri che formuli mentre sei testimone del conflitto dei tuoi figli?

Dentro di te hai già una “versione” dei fatti?  Che opinione hai di ogni figlio coinvolto nel litigio, ritieni che uno sia più forte o più fragile?

Questo è il lavoro adulto più importante perché come dicevo, i bambini/ragazzi quando vedono arrivare gli adulti, mentre si sento di doversi contenere, è vero che si aspettano anche delle risposte prevedibili, hanno dei pregiudizi che fanno loro pronosticare come l’adulto si comporterà, come gestirà il conflitto, a chi chiederà maggiori responsabilità, chi difenderà e a chi, in cuor suo, darà la colpa!

Ecco perché l’auto ascolto del genitore, nel conflitto dei figli, è fondamentale. Si possono avere dei giudizi rispetto a delle dinamiche e questo è assolutamente normale, tuttavia si può ed è importante essere consapevoli e verificarli perché se cosi non si fa, ai ragazzi, attraverso il non verbale, arriverà quel giudizio e sarà il messaggio più vero di mille parole, sapranno già a chi di loro il genitore sta dando la responsabilità del conflitto ed a chi tenderà una mano..

7. Pulire il campo da punizioni e giudizi pronosticatili

Il compito del genitore è fare spazio, permettere di comunicare fra loro e mentre non si sentono già giudicati colpevoli o innocenti, offrire loro la possibilità di trovare un accordo. Imparare a riconciliarsi è il passaggio successivo al legittimo conflitto.

Chiedere loro di pensare o di attuare i convenevoli necessari ai formali adulti non è conveniente ne auspicabile per raggiungere una vera pace.

La pace, quella vera, è quella che arriva dalla comprensione di quanto è accaduto, dalla scoperta che cercano la compagnia l’uno dell’altro nonostante finisca nel conflitto, l’umiltà di riconoscere cosa ammirano ed desiderano dell’altro.

Sapere che non sono obbligati a passare tutto il tempo insieme solo perché convivono, ma che possono scegliere dei momenti della giornata, concordati, nei quali hanno voglia di stare insieme potrebbe essere liberante e magari quel tempo sarà oltre che scelto anche di qualità!

La comprensione pulita dei fatti, senza essere sul banco degli imputati nell’attesa della condanna, permette loro di uscire dalle emozioni forti, dagli impulsi e di condurre se stessi verso un pensiero più maturo ed elaborato.

Buon conflitto costruttivo a tutti i fratelli: grandi e piccini!

Dott.ssa Cinzia Trigiani.

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Articolo realizzato da:
Dott.ssa Cinzia Trigiani
Consulente della relazione di coppia e della famiglia
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