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Crescere? Un gioco da esploratori!

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Crescere significa scoprire, e per farlo i bambini hanno bisogno di sentirsi sicuri. Trasmettere sicurezza e protezione con routine e rituali, e bilanciarle con esplorazione e autonomia è il primo passo per farli crescere curiosi del mondo e sereni nel farne esperienza.

1. Crescere: significato

Crescere significa scoprire, e per farlo i bambini hanno bisogno di sentirsi sicuri.

Quale può essere il ruolo dei genitori nel favorire e trasmettere quel senso di sicurezza e protezione così importante affinché i bambini possano essere curiosi del mondo e fare esperienze utili alla crescita?

È un compito importantissimo.

L’uomo in ogni sua fase evolutiva ha bisogni ed esigenze specifiche: senza cibo, nutrimento, acqua, sonno, ossigeno non potrebbe sopravvivere; ma all’interno di questi bisogni cosiddetti bisogni primari, appartenenti dunque alla sfera fisiologica, ciò che è davvero indispensabile per il bambino nei primi anni di vita è la possibilità di sentirsi al sicuro e protetti dalla propria figura di accudimento.

I bambini, così come i cuccioli di animale, sono infatti caratterizzati da una predisposizione biologica innata a cercare un legame che assicuri loro sì cibo e nutrimento, ma soprattutto prossimità fisica e vicinanza.

2. Crescere: legame di attaccamento

La natura lo conferma:

un esperimento di qualche anno fa ha evidenziato come i cuccioli di macaco fossero disposti a rinunciare al soddisfacimento del bisogno di cibo e nutrimento in favore di prossimità e vicinanza fisica dell’adulto di riferimento, a garanzia della sopravvivenza.

Ciò insegna che il legame che si instaura tra cucciolo e genitore va oltre il bisogno di essere nutrito e che la predisposizione biologica innata a cercare e costruire legame con una persona che gli assicura protezione è un requisito fondamentale per il soddisfacimento di altri bisogni e il loro esito evolutivo, come sono la possibilità di esplorare e fare esperienza del mondo. Si tratta quindi di un legame ancor più profondo detto LEGAME DI ATTACCAMENTO che consiste nella possibilità per il bambino a ogni età di avere una “base sicura”, cioè la fiducia in un ambiente caratterizzato da una figura di accudimento che permette al bambino di sentirsi pienamente protetto e al sicuro, aspetto fondamentale perché solo così si sentirà sostenuto e positivamente incoraggiato nel rimanere solo con se stesso e dunque di fare esperienza del  mondo circostante senza timore, sapendo di poter tornare in caso di necessità sia con il corpo – almeno per i bambini più piccoli – sia con la mente e col pensiero per i bambini più grandi.

Sono proprio queste esperienze relazionali precoci a favorire e promuovere fin dalla tenera età quel senso di autorealizzazione, autostima e autoefficacia – data dall’aver fatto esperienza di una base sicura e di aver potuto imparare grazie proprio a quella base sicura a esplorare il mondo – indispensabili per affrontare gli eventi critici o il cambiamento a ogni età, già a partire dalla valutazione delle proprie capacità e risorse.

Sono insomma i prerequisiti per stare bene con sé stessi e avere una positiva immagine di se stessi.

3. Ruolo genitoriale nella crescita dei figli

In questo senso quindi il ruolo genitoriale, che spesso è pensato come un insieme di competenze pratiche e orientate al fare in senso stretto, cioè fondato sull’assicurare e l’assicurarsi che siano soddisfatte le funzioni di base “hai mangiato? hai fame? hai lavato i denti? hai messo il maglione pesante? hai messo il quaderno di matematica in cartella?” – che è giustissimo perché effettivamente non c’è ancora un’autosufficienza che esonera l’essere genitori dal preoccuparsi e dall’occuparsi del soddisfacimento del bisogno di cibo, di sonno, di sostegno nelle attività… forse può essere rivisto, associando a un insieme di competenze e ruoli pratici anche una presenza fatta anche di corpo, di presenza fisica, di contatto, di sguardo, di voce, perché è da qui che passa la relazione e la percezione di sicurezza e protezione, dal corpo dal cuore e dalla mente.

Come? In quali comportamenti, atteggiamenti, accorgimenti si traduce?

Se il bambino ha una predisposizione innata a cercare e instaurare un legame con un caregiver che gli assicuri sì cibo e acqua ma soprattutto sicurezza e protezione, a propria volta anche le figure di accudimento hanno un istinto innato a prendersi cura della prole per cui rispondere è qualcosa di biologicamente programmato nei genitori: la differenza sta nel modo in cui si fornisce una risposta, che affinché possa far sentire il figlio affettivamente al sicuro e dunque affinché possa cominciare a sviluppare i prerequisiti dell’autostima e della fiducia in sé stesso utili per sentirsi sicuro nel mondo, deve essere una risposta empatica oltre che pratica.

4. Consigli per risposte empatiche

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